Dopo il ritardo nell’avvio dello sfruttamento di Grand Tortue-Ahmeyim (GTA), giacimento di gas offshore condiviso da Mauritania e Senegal, è giunto il momento del disaccordo sui costi fatturati dal colosso britannico British Petroleum (BP) che guida il consorzio responsabile della gestione di questo importante progetto. I rapporti di audit avviati dai due paesi contestano le spese dichiarate dalla BP.
Annunciato per l’inizio entro la fine dell’anno in corso, e dopo molti ritardi, lo sfruttamento dell’importante giacimento di gas Grand Tortue-Ahmeyim (GTA) situato sul confine marittimo a cavallo tra Mauritania e Senegal e comprendente i due paesi hanno deciso di condividere la entrate allo stesso modo, vi è il rischio di ulteriori ritardi. Ma questa volta la situazione non ha precedenti.
Il problema non è più tecnico e non è più spiegabile con ritardi legati al Covid-19, nella realizzazione di piattaforme operative o con altri motivi. La disputa tra i due paesi e la BP è molto più complessa.
Nouakchott e Dakar si avviano infatti verso un vero e proprio braccio di ferro con il loro partner incaricato di sfruttare il giacimento, la britannica British Petroleum (BP).
L’inizio del progetto è già stato rinviato tre volte. Le nuove proiezioni anticipano l’inizio delle operazioni nel corso del quarto trimestre del 2024.
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