Lo dice lo stesso presidente della N-VA: per la carica di primo ministro è “50-50”. Il suo sguardo è concentrato su Anversa e sulle elezioni cruciali di domenica. Georges-Louis Bouchez si aspetta che si prepari al bicentenario del Paese, tanto ovvio quanto… il papa partecipa alla messa di Natale.
Bart De Wever, se se ne sono perse le tracce, è pur sempre un allenatore reale e dovrà fare un nuovo rapporto al Re il 17 ottobre, dopo le elezioni municipali. Fino ad allora, si concentrerà sulla sua città, Anversa, di cui spera di rimanere sindaco. A chiunque sia disposto ad ascoltarlo, non smetterà mai di ripetere che questo sindaco è la posizione del suo cuore. Guidare il Belgio è più una scelta della ragione che del cuore.
Detto questo di sfuggita: potrebbe non essere divertente nella metropoli dove il PTB-PvdA potrebbe diventare il secondo partito, costringendo De Wever a formare una coalizione più ampia con la partecipazione di Groen, cosa che probabilmente non lo incanterà. In dirittura d’arrivo, sta cercando di screditare l’estrema sinistra. Il verdetto questa domenica.
Poi potrà riprendere la sua missione federale. L’incertezza sul suo futuro è realeR.
“È 50/50”
Atteso per diventare primo ministro della futura Arizona federale (con il MR, gli Engagés, il CD&V e Vooruit), il presidente della N-VA fa caldo e freddo. Questo fine settimana ha seminato ancora una volta dubbi su VRT: “Non sogno la carica di Primo Ministro. Deve essere un buon governo, altrimenti non lo gestirò affatto”. O ancora: “Non è affatto sicuro che questa formula si realizzi con me come Primo Ministro. Sono le cinquanta e cinquanta.“
Tra i tenori di rue de la Loi esitiamo tra due versioni. Il primo è considerare che gli viene chiesto, ma che l’ego di Bart De Wever lo chiama ad optare per una posizione che gli permetterà di incontrare i grandi di questo mondo. L’altro è piuttosto credere che sia davvero titubante, che avrebbe tutto da perdere in un’avventura del genere e che preferirebbe sicuramente restare ad Anversa. Fai posto a qualcun altro.
Quanto a cosa significherebbe un governo forte, dipende ovviamente dai negoziati. Fondamentalmente, sarà in grado di realizzare riforme importanti, in un contesto di bilancio difficile? I liberali fiamminghi denunciano già un “tax regering” in vista della prima “super nota” e sono lieti di rendere a De Wever ciò che gli spetta, attaccandolo dall’opposizione. Dal punto di vista formale, un “governo forte” sarebbe un governo in cui troviamo presidenti di partitoper evitare che questa diventi una coalizione di attrito permanente, come nel caso dello svedese o di Vivaldi.
“Come il Papa a Natale”
Evocando l’importanza di avere presidenti di partito all’interno del governo, pensiamo ovviamente alla capacità di mettere la museruola (ma è possibile?) Georges-Louis Bouchez, presidente della MR. Anche lui gioca alla grande alle elezioni comunali di Mons, dove spera di sconfiggere il PS in una lotta molto pubblicizzata contro il sindaco uscente Nicolas Martin. Il verdetto questa domenica.
Dietro le quinte dei negoziati, possiamo già vedere Bouchez puntare a un posto di ministro degli Interniper seguire le orme di uno dei suoi modelli, Nicolas Sarkozy. Il suo discorso sulla sicurezza è onnipresente durante la campagna.
A proposito della formazione federale e di De Wever, il presidente liberale ha pronunciato queste parole piccanti martedì durante il suo corso inaugurale all’Università di Gand: “Non si può essere Primo Ministro senza promuovere il Belgio. Bart De Wever dovrà prepararsi per il bicentenario del Belgio nel 2030. Ci aspettiamo ancora che il Papa partecipi alla messa di Natale, giusto?“
Questa sarà un’altra grande sfida per Bart De Wever: incarnare un paese che vorrebbe mettere a morte.
E se il nazionalista dovesse tirarsi indietro davanti all’ostacolo? Un altro primo ministro dal nord del paese è possibile, ma citiamo anche il nome di un altro presidente del partito che ha già effettuato un giro su richiesta del Palazzo; Maxime Prévot (Il Fidanzato). Ecco un altro negoziatore che gioca alla grande questa domenica, lui che spera di restare sindaco di Namur. E che, ancora una volta, soffia sul suo destino futuro.
Chiaramente, questo paese merita una serie Netflix…