molestie in Marocco, “istruzione carente”

molestie in Marocco, “istruzione carente”
molestie in Marocco, “istruzione carente”
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Come un incendio in una foresta, il video di una giovane donna, vittima di molestie a Tangeri, ha infiammato i social network. un atto di violenza collettiva ha preso di mira questa giovane donna a causa della sua gonna “corta”. Da quando la lunghezza degli abiti giustifica che i minorenni facciano del male alle donne? Questo episodio non è isolato, il susseguirsi di questi atti mette in luce un sistema “fragile” che “non tutela le donne marocchine”.

Anche dopo diverse riforme legislative e numerosi appelli da parte di attivisti per la libertà delle donne, le molestie in Marocco continuano a imperversare. Essendo parte della vita quotidiana delle donne marocchine, e disturbando solo quando questo atto va oltre i limiti e lede la dignità delle donne, le molestie non si limitano a parole o gesti; è la violenza sistemica che colpisce la salute mentale e fisica delle vittime.

E in Marocco? Hespress FR si è rivolto a Bouchra Abdou, presidente dell’Associazione Tahadi per l’uguaglianza e la cittadinanza (ATEC), che ci ha confermato che le molestie nei confronti delle donne sono ormai una piaga profondamente radicata nella nostra società. “Questo fenomeno non è frutto dell’abbigliamento delle vittime, ma piuttosto di una cultura che svaluta il corpo femminile, riducendolo a semplice oggetto di piacere, spesso senza alcuna considerazione del consenso. Anche chi sceglie di indossare il velo non viene risparmiato da questa piaga”, spiega.

Al centro di questo problema, afferma la difensore dei diritti delle donne, “troviamo motivazioni personali che nascono da un’istruzione carente. I messaggi provenienti dalla famiglia, dai social media e dal nostro ambiente pubblico modellano il modo in cui alcuni uomini percepiscono le donne”. Sono queste influenze che, insidiosamente, incoraggiano comportamenti devianti. Tragicamente, le molestie non hanno limiti di età; si rivolge a tutte le donne, dalle adolescenti alle anziane, illustrando una tendenza allarmante secondo cui anche le donne più mature, chiamate “MILF”, sono oggetti di lussuria.

Da anni Bouchra Abdou chiede una revisione delle leggi legislative. COSÌ, “viviamo in un’epoca in cui tutti dovrebbero godere della libertà di espressione, anche nella scelta dell’abbigliamento. Tuttavia, i social media aggravano questa situazione fornendo un terreno fertile per comportamenti molesti. I gruppi formati per molestare le donne, siano esse dipendenti pubblici, divorziate o minorenni, non fanno altro che aggravare l’insicurezza avvertita negli spazi pubblici”, il nostro interlocutore è indignato.

La madre, Bouchra Abdou, condivide le preoccupazioni delle donne marocchine. “Lo spazio pubblico, che dovrebbe essere un luogo di libertà per tutti, è diventato un luogo in cui le donne si sentono costantemente monitorate e in pericolo. Non possono più camminare liberamente, e nemmeno godere degli spazi verdi, che sono diventati luoghi di molestie. Ogni uscita è un atto di coraggio, dove l’ansia è onnipresente”, precisa il presidente dell’ATEC.

Un altro aspetto critico è l’inefficacia delle leggi in vigore. Se continuano a tollerare questi atti, non faranno altro che proliferare. Ricordando episodi simili, Bouchra Abdou teme che anche questo si perda nell’eco delle chiamate, come gli altri: “Episodi tragici, come quelli della figlia di Inzegane, della figlia di Tangeri, ed altri, che non sono stati resi pubblici, rivelano una realtà insopportabile. Dobbiamo chiedere leggi più severe, senza alcuna tolleranza, e questo include sanzioni per i minori che commettono tali atti”.

La soluzione deve essere sistemica e strutturale. Secondo lei, il Ministero dell’Istruzione ha un ruolo essenziale da svolgere in questa lotta, “deve sensibilizzare le generazioni più giovani sulla dignità e sui diritti delle donne, sottolineando che ogni individuo ha il diritto di vivere liberamente e di scegliere il proprio stile di vita. Lo spazio pubblico deve appartenere a tutti, senza distinzioni”.

E per aggiungere: “Anche i media devono prendersi sul serio le proprie responsabilità. Devono trasmettere resoconti illuminanti, persino scioccanti, per spaventare coloro che osano molestare. La banalizzazione di questi atti deve finire; non possiamo più accettare che vengano presto sepolti sotto il peso dell’indifferenza”.

Ci prepariamo a ospitare eventi importanti e ogni episodio di molestia offusca la nostra reputazione nazionale. Ciò va oltre la semplice indignazione; è un invito all’azione. Anche il Ministero della Famiglia e le Forze dell’ordine devono rafforzare il loro impegno per la tutela e il rispetto delle donne”fa appello a tutte le parti interessate.

Verso un domani “sicuro”. Bouchra Abdou spera in un futuro in cui le donne siano viste oltre le curve del loro corpo: “Insieme, ministeri, Stato, media e società civile, abbiamo la responsabilità collettiva di costruire una società in cui ogni donna possa vivere in completa sicurezza e dignità. Non possiamo più restare in silenzio di fronte a questa violenza insidiosa. È tempo di dire “basta” e pretendere un futuro in cui il rispetto per le donne sia la norma”, ribadisce.

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