l’essenziale
Marcel Foulon, ex docente della Scuola nazionale di magistratura ed ex presidente del tribunale di Tolosa, pubblica “Giustizia e letteratura”, un confronto che racconta come si è evoluta l’istituzione giudiziaria.
Guarda caso, “Giustizia e letteratura” era il titolo di due libri. Nel 2011, il celebre avvocato Jacques Vergès ha pubblicato un’opera in cui ha voluto immaginare come sarà l’avvocato del futuro alla luce di processi che hanno fatto la storia, dalla tragedia di Antigone allo scandalo del caso Calas o di i misteri di Giovanna d’Arco.
Marcel Foulon, ex docente della Scuola Nazionale di Magistratura, ex presidente del tribunale di Tolosa e presidente onorario della Corte d’appello di Parigi, prende posizione nel suo “Giustizia e letteratura” appena pubblicato dalle Editions L’Harmattan , il percorso meno romantico – comunque – con una cifra impressionante che racconta come la giustizia francese abbia saputo evolversi attraverso il contatto con le glorie letterarie del XIX secoloe secolo che ha acceso il fuoco di nuove libertà da conquistare di fronte al potere politico.
Victor Hugo, Flaubert, Baudelaire, Verlaine, Zola, Chateaubriand… Questi scrittori, che sono oggi nel Pantheon della nostra letteratura, furono anche litiganti e si trovarono di fronte a giudici poco ricettivi alla qualità delle loro opere, ma implacabili quando si trattava di era necessario applicare leggi penali e civili molto meno liberali di oggi.
“I grandi scrittori difendono le libertà, ma pochi lottano per ottenerle. Molti di loro si confrontano con giudici, tutti ex avvocati, appartenenti alle classi dirigenti, che si sottomettono al potere politico che li nomina, impongono un rigido conservatorismo morale, mantengono le donne in uno stato di minoranza, applicano rigorosamente il codice penale e le leggi restrittive della libertà “, scrive Marcel Foulon, che ha cercato di riunire fatti, a volte storici, a volte aneddotici, che fanno luce su un’epoca cruciale.
“Se dovessimo conservare un solo esempio, è la constatazione che, fino al 1915, esistevano nel nostro Paese magistrati membri di un’assemblea legislativa, cioè in completa violazione dell’antico e attuale principio della separazione dei poteri “, sottolinea Yves Stricker che firma la prefazione alle 624 fitte pagine del libro, punteggiate da rari disegni d’epoca.
Il libro ci permette di comprendere le domande che sono state poste alla giustizia – e che talvolta risuonano nei dibattiti attuali –: i giudici dovrebbero essere eletti, nominati e, se sì, da chi? Che posto per le libertà, la morale, la politica, l’espressione o la satira…?
L’opera elenca una moltitudine di casi, spesso poco conosciuti, processi politici e letterari a volte deliziosi e che mostrano come un tribunale resta il teatro di una società che evolve e che si trasforma.
Era vero ieri, è vero ancora oggi.
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