In “Non siamo più persone normali”, il giornalista coglie una terribile notizia che ripercorre e tenta di decifrare riempiendo le lacune con la finzione.
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Innanzitutto ci sono i fatti. O meglio la notizia. Il 14 agosto 2017 alle 20:10 una BMW grigia ha attraversato l'incrocio nella città di Sept-Sorts. Accelera e si schianta deliberatamente sulla terrazza di una pizzeria, puntando al tavolo dove Sacha e Betty si sono appena seduti con i loro tre figli per una serata in famiglia. L'auto è diventata una macchina di morte e l'autista un assassino. Lascia dietro di sé decine di feriti, cinque dei quali sono in assoluta emergenza. Tra loro, Angela e Dimitri, due figli di Betty e Sacha. Dimitri riuscirà a scappare, Angela morirà nel ristorante mentre l'assassino, David P., viene subito arrestato dalla polizia.
Quattro anni dopo, inizia il processo su questa storia spaventosa. L'autore del libro, Justin Morin, è un giornalista. Viene inviato a coprire questo evento dalla stazione radio che lo impiega. Justin è abituato alle notizie, ma questa volta, forse perché è diventato un giovane padre, la sua naturale empatia è diversa. “Penso di poter dire oggi che è paura”, scrive. Ossessionato da questa storia, vuole saperne di più, incontrare Betty e Sacha, comprendere i legami che uniscono tutti questi esseri spezzati da eventi troppo pesanti. Cerca di capire come sopravvivono i genitori, devastati dal dolore e dall'assenza. Ma vuole anche sentire la sorella dell'imputato, Lisa, e carpire altre verità: perché David P. ha improvvisamente accelerato e chi è questo ragazzo muto e vago? Lisa rifiuta, il giornalista non riesce ad ottenere quest'altro punto di vista. Decide di utilizzare la finzione per comporre la figura della sorella dell'assassino, protettiva e allo stesso tempo scoraggiata, forte e fragile. Solo uno indovina chi è David.
In realtà, la prima parte di Non siamo più persone normali riesce a mantenere le distanze distillando anche le informazioni più sensibili. Justin Morin descrive bene il dolore della perdita, il tempo che non passa, la rabbia e poi la disperazione. Ma la seconda, romantica quindi, è più rischiosa. A volte l'autore sembra fare un salto nel vuoto, alla ricerca di un sostegno che sta scivolando via. Poi riacquista la padronanza della storia ponendo domande invece di cercare risposte. Il metodo, il pregiudizio, di questo libro, che non è né propriamente un “vero crimine”, né realmente un romanzo, si sviluppa su un filo che non si spezza. La scrittura, carnale, intrisa di preoccupazione, esprime la fedeltà del punto di vista, la sincerità dell'autore. Alla fine, Justin Morin non tradisce nessuno. Ma sa che non arriverà alla verità, lasciandosi dietro i buchi neri della perdita e i fantasmi che non parleranno mai.
Non siamo più persone normali di Justin Morin, edizioni La Manufacture de livres, 250 pp, € 16,90.
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