Jérôme Prieur ripercorre in queste pagine l’avventura intellettuale che fu sua per vent’anni. Ha cambiato completamente la sua esistenza, segnando la sua vita, dice, “con un prima e un dopo”. Inaugurato dalla serie televisiva in onda su Fino a, Corpus Dominiquesta avventura ha come tema le origini del cristianesimo attraverso lo studio del Vangelo secondo Giovanni. Costituisce quella che Jean Starobinski considerava una sfida: l’esperienza della lettura puramente letterario di un testo evangelico. Se questa lettura, per la sua stessa esteriorità, appare inadeguata agli occhi dei cattolici, è perché si aggiunge a tutta l’esegesi “che essa ignora o finge di ignorare” e perché, soprattutto, non è quella di una credente. Di conseguenza, la questione di Il mio reliquiario è significativo: se si tratta del rapporto dei testi con la verità storica, allora si tratta necessariamente della dimensione letteraria di questi testi cosiddetti “sacri”.
Seguono testi che precedono, accompagnano, illuminano e spiegano questa avventura intellettuale. Si parla di una visita al poeta e traduttore del Nuovo Testamento, Jean Grosjean; del diario di viaggio che racconta, con aneddoti illuminanti, il dietro le quinte delle riprese di Corpus Domini ; un ritratto contraddittorio di Gesù: è un profeta, il Messia o Dio?; della Resurrezione di Cristo che non è raccontata, non ci si crederebbe, in nessuno dei vangeli; dell’assurda Sindone di Torino; da una lettera indirizzata a Emmanuel Carrère dopo aver letto il suo libro Il Regnosulla storia antica del cristianesimo; del carattere veramente fantastico dell’episodio di Pentecoste; degli Atti degli Apostoli, per l’autore il libro più confuso del Nuovo Testamento per il suo carattere indubbiamente romanzato; una lettura del libro di Bruno Ballardini, Gesù si lava più bianco la cui tesi è che il cristianesimo ha inventato il marketing e che, a partire da Giovanni Paolo II, ha utilizzato a suo vantaggio le tecniche più moderne; di un lungo ritratto dell’abate Loisy (scritto con Gérard Mordillat), sacerdote scomunicato nel 1908 da papa Pio Il Vangelo e la Chiesa – un libro che, mettendo in discussione i rapporti che i testi hanno con la storia, rovina i principali fondamenti della fede cristiana (in particolare sottolineando il carattere astorico della Resurrezione) – e per non aver abiurato nulla di esso.
Quanto basta per illustrare, come avremo capito, la formula dello storico Pierre Geoltrain: “Il più grande successo del cristianesimo è la sua letteratura. »
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Jérôme Prieur è uno scrittore e regista.
È autore di una ventina di saggi, di un romanzo e di numerosi film documentari, sulla storia contemporanea e sulla storia delle religioni, ha inoltre realizzato numerosi ritratti di scrittori. Nel 2014 ha ricevuto il premio per il documentario assegnato dall’Associazione francese dei critici cinematografici e televisivi.
Jérôme Prieur ha partecipato molto presto a varie riviste letterarie, tra cui I quaderni del camminoet Obliquipoi conservò la cronaca cinematografica del NRF .
Ha realizzato una cinquantina di film tra cui, con Gérard Mordillat, Corpus Domini (1998), L’origine del cristianesimo (2003)L’Apocalisse (2008); et Léon-Paul Fargue, Ricordi di un fantasma (1996), Jean Paulhan, il dono dell’ubiquità (1998), René Char, nome di battaglia, Alexandre (2006), Hélène Berr, una giovane ragazza della Parigi occupata (secondo il Diariodi Hélène Berr (1942 – 1944).
Su Robertson, le lanterne magiche e i diversi processi di animazione dell’immagine prima del cinema, ha diretto il film nel 2011 Viva il cinema .
È autore di più di venti libri tra cui Il fantasma di Proust (Il gabinetto delle lettere/Gallimard, 2001), Romanzo oscuro, saggio sulla letteratura gotica (La Libreria del XXIe secolo/Soglia, 2006, Berlino, I Giochi dei 36(La Biblioteca, 2017).
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