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Pirenei: “Mortali e Immortali”, il decimo romanzo di Rolland Fillod, che unisce la civiltà romana e il soprannaturale

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Quest'anno appare un'opera atipica e accattivante, scritta da un sociologo appassionato della civiltà romana e del patrimonio nascosto nei nostri Pirenei.

Rolland Fillod è un appassionato della valle della Barousse e della regione di Comminges. Pubblicato da Publibook nel 2024, il suo decimo romanzo trasporta il lettore dall'antichità ai giorni nostri, in questa regione montuosa ricca di storia, ancora carica dell'impronta di coloro che l'hanno occupata per quasi 4 secoli e sono in gran parte responsabili dei nostri lontani antenati: i romani.

Senza dubbio i suoi lunghi viaggi in bicicletta, partendo dalla sua casa di Saléchan, gli hanno dato lo spunto per quest'opera, in parte storica, in parte soprannaturale, dove l'intrigo non ha nulla da invidiare al romanticismo. Perché la formazione scientifica dell'autore, che si riflette nel rigore dei dettagli archeologici, non seppellisce il tono, insieme tragico e romantico, che sta alla base di questo racconto di 328 pagine.

Bisogna essere un grande amante per riuscire a descrivere con tanta finezza le gioie e i tormenti che attanagliano il personaggio centrale, l'archeologo Claude Gallien, che Rolland Fillod rende profondamente accattivante fin dall'inizio, in uno stile di scrittura sobrio e semplice, molto fluido , lasciando poco spazio a lunghe descrizioni, a tutto vantaggio della psicologia dei personaggi.

Una favola moderna

“Mortals and Immortals” è la storia di una maledizione. Ma una maledizione così ben congegnata che accadrà l'improbabile, anche l'impossibile. Soprattutto perché una piccola squadra di divinità dell'Olimpo complicherà le cose a suo piacimento per Claudio, questo discendente del legionario romano Lucio Catano.

Il vero ruolo di queste divinità, che sembrano passare il tempo divertendosi con le sventure degli Uomini ed esistere solo nella loro fede, non è solo quello di aggiungere una parte tragicomica alla storia. Trasmette anche una certa concezione dell'autore sul destino umano e sulla sua mancanza di libero arbitrio. Forgiamo la disgrazia degli altri creando egregore, ma cadiamo anche nel precipizio della nostra stessa cecità.

Nonostante ciò, la speranza di un lieto fine terrà il lettore con il fiato sospeso. Chi ama questa parte dei Pirenei avrà un grande piacere nel (ri)scoprire come vissero i popoli che si sono succeduti lì a partire dall'occupazione romana: “La storia mi è venuta mentre andavo a fare il bagno con mia moglie nel lago di Saint-Pé”, confida Rolland Fillod: “Una giovane donna è venuta a nuotare, abbandonando temporaneamente la sua carrozzina. Immaginavo che al suo ritorno il bambino sarebbe potuto scomparire”.

Tuttavia la trama della storia, molto diversa dall'aneddoto, seguirà un'altra strada; un percorso che lo scrittore non ha voluto anticipare, preferendo dare libero sfogo alla propria fantasia, man mano che la narrazione procede. Perché è così che funziona Rolland Fillod.

Lentamente ma in un colpo solo. È difficile crederlo, perché l'architettura di questo libro sembra progettata alla maniera di certi romanzi polizieschi, con i loro numerosi colpi di scena, e un finale imprevedibile che dipana il groviglio di una finzione enigmatica.

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