Essere Cary Grant
Francia, 2021
Titolo originale: –
Autore: Martine Reid
Editore: Edizioni Gallimard
154 pagine
Genere: biografico
Data di pubblicazione: 13 maggio 2021
Formato: 140 mm X 205 mm
Prezzo: 16 €
2,5/5
Dalla sua morte, quasi quarant'anni fa, sono stati scritti un numero significativo di libri su Cary Grant. Principalmente per il mercato anglofono, mentre l'attore di origine inglese gode ancora oggi di una certa popolarità presso il pubblico amante del cinema francese. Le retrospettive, organizzate congiuntamente dall'Institut Lumière de Lyon e dal Paris Cinéma Club il mese scorso, sono lì a ricordarcelo. Per quanto riguarda le opere francofone, invece, si registrano solo sporadiche traduzioni di biografie e altri approfondimenti tematici per soddisfare gli estimatori del simbolo per eccellenza dell'eleganza hollywoodiana. Pubblicato tre anni e mezzo fa, “Being Cary Grant” avrebbe potuto quindi colmare un vuoto nella bibliografia delle più grandi star dell'epoca d'oro di Hollywood.
Purtroppo, il libro di Martine Reid resta purtroppo alla superficie del destino personale di un uomo, che ha lavorato meticolosamente per non rivelare nulla di sé, al di là dell'immagine fortemente idealizzata trasmessa dai suoi film. Se l'autrice è visibilmente riconosciuta nel campo delle biografie a connotazione femminista, come quelle pubblicate prima e dopo questa sulle scrittrici George Sand e Colette, nel caso dell'impareggiabile incantatrice della metà del secolo scorso, non scoprire che in nessun momento esiste un angolo di attacco più rilevante dell’eterna questione dell’identità.
Si passa così, in modo piuttosto vago, da un'evocazione arbitraria e succinta della filmografia dell'attore ai suoi profondi problemi di identità, causati dal suo nome d'arte, che arrivò a soppiantare un passato infinitamente meno affascinante del personaggio di Cary Grant, adorato fino a oggi. A meno che le sue osservazioni non sconfinino in maniera ancora più inopportuna verso una lezione sul contesto storico della carriera dell'attore.
Questa scelta editoriale dimostra certamente un’indiscutibile erudizione. Tuttavia, ha poco senso quando si tratta di aiutarci a comprendere meglio le motivazioni di un individuo che nel corso dei decenni turbolenti che ha attraversato si è accuratamente tenuto lontano da qualsiasi presa di posizione pubblica su questioni sociali, politiche e persino artistiche. Tra le cronache della società al ritmo dei cinque matrimoni dell'eroe di Morte all'inseguimento e riflessione sommaria della storia culturale americana, “Being Cary Grant” resta costantemente sospeso tra questi due poli che quasi nulla collega. Almeno lo stile fluido e piuttosto sofisticato della scrittura di Martine Reid non ha frustrato ulteriormente la nostra lettura.
Sinossi: Il re delle commedie romantiche dell'epoca d'oro del cinema americano, magistralmente rappresentato in quattro film di Alfred Hitchcock, l'attore Cary Grant rimane una delle star di Hollywood più famose al mondo. Eppure, dietro l'immagine raffinata del flemmatico gentiluomo e del caustico seduttore, perfezionata fin dal suo debutto sugli schermi a metà degli anni '30 e mantenuta ineccepibile per più di trent'anni, si nascondeva un uomo traumatizzato dalla sua infanzia infelice sotto il nome di Archie Leach. . Martine Reid, professoressa di letteratura francese all'Università di Lille, cerca di svelare il mistero di questo divario tra la star della finzione e l'uomo di una realtà più volte rimodellata.
Cary contro Archie
C’è qualcosa di profondamente riduttivo nell’approccio di “Being Cary Grant” di voler ricondurre tutto a questa schizofrenia identitaria all’origine della nascita di Cary Grant, l’archetipo dell’uomo elegante e seducente, a discapito di ciò che era prima, una sorta di orfano, senza obiettivi né punti di riferimento nella vita. Ovviamente, il leggendario attore appartiene a questa schiera di uomini incredibilmente affabili e accessibili almeno indirettamente al pubblico, attraverso lo schermo cinematografico, sebbene incapaci di definirsi al di fuori di questo luogo comune e di fondare il proprio rapporto con gli altri su una sincera intimità. Nel mondo politico francese ne faceva parte a priori anche l’ex presidente della repubblica Jacques Chirac.
Tuttavia, è proprio questo rifiuto di affrontare davvero le sue contraddizioni interne che avrebbe dovuto solleticare la curiosità di Martine Reid, invece di evocarla piattamente in un faticoso ritornello attraverso la ripetizione senza progressione degna di nota.
Non riuscendo a effettuare un'analisi approfondita dei numerosi ruoli interpretati da Grant – solo una manciata dei suoi film sono menzionati rispettivamente in una o due pagine al massimo e non necessariamente quelli per i quali l'attore rimane oggi popolare – l'autore rimane il più delle volte prigioniero di frettolose evocazioni biografiche. Anche lì non si nasconde nulla di veramente importante. Ma l'incessante avanti e indietro tra la piccola storia di Cary Grant e la grande Storia che lo circonda attribuisce un livello appena aneddotico a questi eventi complessivamente importanti, come la presunta morte di sua madre, l'arrivo negli Stati Uniti, l'accettazione della sua nuova identità, le sue divertenti scappatelle con il collega Randolph Scott, la sua ascesa al potere nel microcosmo hollywoodiano, i suoi matrimoni seriali e infine le sue esperienze con l'LSD.
Dato che conoscevamo già vagamente le fasi principali di questa vita tristemente animata, l'unico vantaggio del libro per noi è stata l'attività finale di Cary Grant. L'attore, infatti, era diventato in vecchiaia un venditore della sua stessa ex celebrità, attraverso serate di monologhi ai quattro angoli degli Stati Uniti. Su questo argomento la posizione dell'autore ci sembra doppiamente discutibile.
Innanzitutto sul piano fattuale, poiché ella afferma che Grant fu l'unico a sentire così vicino alla morte il bisogno di misurare la longevità della sua celebrità, mentre il suo amico Gregory Peck aveva intrapreso tournée simili circa dieci anni dopo. Poi, se il suo sguardo quasi cinico su quest'ultimo giro prima del ritiro dimostra una certa lucidità, si pone allo stesso tempo la domanda non di poco conto sull'apprezzamento o al contrario sulla dura critica di Grant da parte di Martine Reid.
Vive la digression !
In gran parte intriso di obiettività, “Being Cary Grant” ci lascia tanto all'oscuro del personaggio di Cary Grant, l'uomo, quanto di ciò che l'autore potrebbe pensare di lui. Ciò non ci preoccuperebbe così tanto se il principale modus operandi del libro non fosse la schivata. Di paragrafo in paragrafo, le osservazioni dell'autore hanno la sfortunata tendenza a spostarsi dal gallo all'asino, a dedicare un numero considerevole di frasi alle fasi successive della realizzazione di un film, senza mai farci apprendere nulla di veramente nuovo o di attuale. meno descritto da un punto di vista innovativo.
Grazie ad una scrittura fondamentalmente erudita, anche se mai pienamente orientata al discorso accademico, rimane piacevole e di facile lettura, ma senza il contributo essenziale di aprire gli occhi almeno qua e là su un aspetto della storia di Hollywood o sulla biografia di Cary Grant che fino ad allora avevamo ignorato.
E anche se siamo pronti a sottoscrivere la maggior parte dei ragionamenti più o meno fuori tema di Martine Reid, c'è ancora quella rara occasione in cui sarebbe stato preferibile che lei fosse più precisa. Permetteteci quindi un po' di pignolo, di fronte a un'opera che non pretende di essere una biografia esaustiva di Cary Grant, ma piuttosto una specie di libretto da leggere per puro intrattenimento – come i Capricci Stories lanciati dal concorso. due anni prima e che ora raccolgono diciassette biografie facili da digerire, da Marlon Brando a John Wayne, passando per Bruce Lee, Jean Gabin, Nicolas Cage, Romy Schneider e Bette Davis.
Chiariamo quindi che, no, Joan Fontaine non è l'eroina omonima di Rebecca di Alfred Hitchcock, che la moglie di quest'ultimo, Alma Reville, non si è mai permessa il lusso di fare la regista a pieno titolo e che considerava l'attrice Eva Marie Saint poco conosciuta all'epoca Morte all'inseguimentoanche se quattro anni prima aveva vinto l'Oscar come migliore attrice non protagonista Sulle banchine di Elia Kazan, non è scontato.
Conclusione
Dopo aver letto “Being Cary Grant”, saprai di più sul famoso attore di innumerevoli classici, da L'impossibile signor Baby da Howard Hawks a Sciarada di Stanley Donen? Sì e no. E questo è l'intero dilemma con cui ci pone di fronte il libro di Martine Reid. Per quanto l'autrice fornisca una panoramica complessivamente soddisfacente delle principali fasi della vita di Grant, spreca un numero inutilmente elevato di pagine raccontandoci la vita sociale e culturale degli Stati Uniti. Il mistero della personalità di Archibald Leach/Cary Grant paga irrimediabilmente il suo prezzo, tanto da restare altrettanto opaco per noi, dopo aver letto più di centocinquanta pagine!
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