Quasi tutto di lui è stato detto, filmato e scritto. Ancora, La vita di Truman Capote rimane avvolta nel mistero. Avendo spesso superato la finzione, il mito della più famosa “lingua di vipera” americana resta costellato di fantasie, come dimostra il libro della giornalista argentina Leila Guerriero, Il fantasma di Truman Capote (Éditions Rivages), che decide di recarsi in Spagna sulle orme del celebre autore, proprio nel luogo in cui finì di scrivere la sua iconica Il sangue freddo.
Palamós, sulla Costa Brava. Fu in questa piccola località balneare che Truman Capote arrivò all'inizio degli anni '60. L'autore ha appena lasciato il Kansas con quasi 4.000 pagine di appunti per finire di scrivere il suo futuro capolavoro, accompagnato dai suoi due cani, dal suo gatto e dal suo compagno di allora, lo scrittore Jack Dunphy. E se oggi la cittadina si vanta di organizzare visite per seguire le orme della scrittrice americana, Leila Guerriero non ci mette molto a capire che questa leggenda non è basata altro che sul vento. Mentre una panetteria si vanta di essere quella dove andava l'autore, l'autore scopre che in realtà Capote non ci ha mai messo piede, preferendo un altro negozio che, da allora, non è più esistito: “Non c’erano quasi più tracce del fantasma che stavo cercando. E di quelli rimasti, la maggior parte era stata inventata”.
Tutto ciò che serve è un cigno
La serie Faida: Capote contro gli Swans (disponibile su Disney+) ci ha, dall'inizio dell'anno, catapultati nei colpi di scena diun autore che è allo stesso tempo carnefice e vittima di quasi tutti quelli che incrocia la sua strada, a cominciare dalla sua guardia ravvicinata, composta dai vertici della società americana. Donne ricche e potenti che non esita a torturare secondo la sua pennadispiegando la loro intimità in cronache che restano, nonostante tutto, giubilanti. E se la serie racconta anche di un Truman Capote alcolizzato, traumatizzato dall'abbandono della madre quando era bambino, e deriso da tutti a causa dei suoi modi, mille miglia dalla virilità imposta dalla società, il documentario 6 morti nella notte (su Arte) si sofferma anche sul lato oscuro del nativo di New Orleans. Perché se Il sangue freddo gli è valso il plauso del pubblico e della critica, l'opera segnò anche un punto fermo nella carriera dell'autore Di Colazione da Tiffany : “Se avessi saputo cosa mi aspettava in Kansas, non mi sarei mai fermato. Avrei continuato dritto. Questo romanzo mi ha ucciso”ammette a Gerald Clarke nella biografia che quest'ultimo gli dedica.
Un'angoscia che ritroviamo oggi nella pubblicazione di Quattro omicidi e un ballo in bianco e nero (Éditions Rivages), una raccolta di lettere e una lunga intervista rilasciata a New York Times nel 1966, al quale Truman Capote confidò le intime ripercussioni di un libro che considera maledettopoiché segna l'inizio della sua discesa agli inferi.
“Il fantasma di Truman Capote”, di Leila Guerriero, Éditions Rivages, 192 pagine, 13€.
“Quattro omicidi e un pallone in bianco e nero“, di Truman Capote, Éditions Rivages, 128 pagine, €9.
“6 morti nella notte”, documentario di Julien Gaurichon e Frédéric Bas, disponibile su arte.tv fino al 25 maggio 2025.
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