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“Né un saggio né un programma”, “cattivo stile”: cosa ricordare dall’uscita del libro di Jordan Bardella “Quello che cerco”

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l’essenziale
Jordan Bardella pubblica con Fayard “Quello che cerco”, il suo primo libro, che è un’autobiografia che mescola racconto della campagna elettorale, ricordi d’infanzia e considerazioni politiche. Dovrà essere oggetto di un’intensa campagna promozionale, in particolare sui media del gruppo Bolloré, proprietario anche della casa editrice.

Questo sabato 9 novembre esce “Quello che cerco”, il primo libro del presidente del Rally Nazionale, Giordano Bardella. Attesissima, l’autobiografia dovrebbe essere oggetto di un’intensa copertura mediatica. Ma quale messaggio trasmette l’eurodeputato di estrema destra nel suo libro?

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“Questo libro non è né un saggio né un programma: è lo specchio della mia esistenza”, fin dalle prime pagine, Jordan Bardella getta le basi di quello che vuole essere il racconto della sua fulminea ascesa politica. Il testo mescola ricordi d’infanzia, considerazioni politiche e storie di campagne elettorali.

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Liberazione parla di “un libro dallo stile così pessimo che si finisce per pensare che lo abbia scritto davvero da solo” e descrive l’autore come “un oggetto di marketing” che “non ha né un pensiero proprio né una profonda cultura politica”. Anche se il quotidiano definisce l’autobiografia “mortalmente noiosa”, concede un’informazione succosa: la nomina di Éric Ciotti al Ministero delle Forze Armate se la RN avesse vinto le elezioni legislative di luglio.

Dal libro di Bardella apprendiamo che in caso di vittoria alle elezioni legislative, Éric Ciotti avrebbe vinto il ministero delle Forze Armate, il che è un po’ buffo sapendo che era riuscito a sfuggire al servizio militare pic.twitter.com/4yXA08pA9z

— Nicolas Massol (@nicolasmassol1)

Va detto che la politica gioca un ruolo significativo nel lavoro. Da una citazione di Napoleone per illustrare il suo desiderio di “grandezza” a slogan espliciti come “affinché la Francia rimanga Francia” o “il nostro ardente desiderio di rimanere Francia”, il presidente della RN trasmette la sua immaginazione politica in tutto il libro.

La storia personale e le osservazioni politiche si fondono

La storia della sua infanzia a Seine-Saint-Denis è anche il pretesto per esprimere la sua opinione su un presunto declino della Francia. Con uno stile nostalgico caratteristico degli scritti di estrema destra, evoca “il mutuo aiuto e la solidarietà” che hanno fatto, in passato, di questi spazi un “paradiso” organizzato attorno “a una piccola piazza nel cuore della città (che) ospitava un grande fontana, come un alone di riposo e di tranquillità.”

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L’opera non è esente anche da pure osservazioni politiche, sempre in questa strana mescolanza di osservazioni personali e considerazioni generali. Ad esempio, si avvale di un’esperienza di volontariato degli anni 2010 per concludere, riguardo a “pakistani, afghani, africani occidentali”, che “era difficile conciliare universi culturali che sembravano così distanti”. Secondo lui l’integrazione dei suoi nonni è stata possibile solo perché lei era europea.

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Spiega anche di prendere a modello la campagna vittoriosa di Nicolas Sarkozy nel 2007. Sostiene “l’idea di riunire i francesi della classe operaia e parte della borghesia conservatrice nello stesso spirito”, in un discorso vicino a “. l’“unione dei diritti” voluta da Éric Zemmour.

Un fenomeno mediatico e controverso

Dietro la pubblicazione di questa autobiografia, Lise Boëll, nuovo CEO di Fayard. Nel 2011, mentre lavorava per Albin Michel, ha curato la pubblicazione di “Il suicidio francese” di Éric Zemmour. Se il libro aveva suscitato polemiche, in particolare a causa delle sue osservazioni revisioniste sulla presunta azione del maresciallo Pétain a favore degli ebrei francesi, aveva venduto più di 500.000 copie. L’editore probabilmente vorrebbe che “Quello che cerco” avesse la stessa sorte, per questo ne sono state stampate già 90.000 copie. Secondo Info, l’obiettivo fissato è di un minimo di 150.000 copie vendute.

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Del resto, il libro di Jordan Bardella ha già conosciuto la sua dose di controversie. Qualche mese fa, il giornalista Jean-François Achili è stato licenziato da Radio France per aver partecipato alla stesura del libro. Più recentemente, la SNCF è stata costretta a vietare la promozione di autobiografia nelle stazioni, secondo le regole dell’agenzia pubblicitaria del gruppo ferroviario. Una decisione che l’editore sta attualmente impugnando in tribunale.

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Vincent Bolloré, proprietario di Fayard, dovrebbe mettere il suo gruppo mediatico (JDD, Canal +, CNEWS, ecc.) al servizio di un’intensa promozione di “Quello che cerco”.

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Sono già previste una quindicina di sessioni di firma, mentre diversi dirigenti di RN, tra cui Marine le Pen, continueranno a comparire davanti ai tribunali nel caso dei cosiddetti “assistenti parlamentari”. Questo tour di firma inizia questo fine settimana a Lot-et-Garonne.

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