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Fiera del Libro – Henri Theureau “Ropati è più un antieroe”

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Tahiti, 9 ottobre 2024 – Il traduttore Henri Theureau presenta “L’isola del desiderio”, pubblicato da ‘Ura edizioni. Una storia di Robert Dean Frisbie, scrittore americano del periodo tra le due guerre e amico di James Norman Hall. Il personaggio principale, Ropati, preferirebbe essere a “antieroe”. “Rimane una sorta di eroe nel modo in cui abbraccia la vita dell’isola.”

Come James Norman Hall, di cui era amico, Robert Dean Frisbie (1896-1948) arrivò a Tahiti dopo la Grande Guerra. Come Robert Louis Stevenson, aveva i polmoni fragili e perseguiva un sogno di sole, pace, solitudine e letteratura. Dopo alcuni anni a Tahiti (Un’età dell’oro, 1937), si ritrova a Pukapuka, un atollo nel nord delle Isole Cook, unico bianco tra i polinesiani (Una vita a Pukapuka, 1929). Ha scritto “Isola del desiderio” la seconda parte della quale è già stata pubblicata con il titolo “Suwarrow, uragano sull’atollo” da ‘Ura edizioni. È vero che in questa vera avventura si comporta in modo abbastanza eroico per salvare i suoi quattro figli dal disastro.

Ma in realtà Ropati è più un antieroe”, stima il traduttore Henri Theureau. Il suo obiettivo nella vita è scrivere il grande romanzo americano. Sogna di essere un po’ come un nuovo Melville. Ma prima ancora, ha un progetto che porterà avanti per tutta la vita senza mai realizzarlo, ovvero costruire una piccola barca a vela che gli permetta di viaggiare da un’isola all’altra, da solo, e avere la tranquillità di scrivere.

Dopo un soggiorno a Papeari all’inizio degli anni ’20, arrivò a Pukapuka intorno al 1925 dove era l’unico bianco e direttore dell’unico negozio dell’isola. Lì scrisse scene di vita isolana che furono pubblicate su riviste americane, e che finirono per essere pubblicate: prima “Il Libro di Pukapuka”Poi “Isola del desiderio”. Tutti i suoi testi, compresi i suoi ricordi di Tahiti, “La mia Tahiti”, sono infatti autobiografici e non scriverà mai, nonostante qualche tentativo infruttuoso, il suo grande romanzo americano, che sarà anch’esso più o meno autobiografico.

“Rimane una specie di eroe nel modo in cui abbraccia la vita dell’isola.” Molto dotato con le lingue, imparò il tahitiano in meno di un anno, poi Rarotonga e Pukapuka. “Lotta con la sua solitudine culturale leggendo voracemente e scrivendo incessantemente.”

Partecipa a pieno titolo alla vita della comunità isolana, di cui il suo negozio, poco fornito (due-tre “golette” all’anno), è uno dei fragili pilastri. Costruisce la sua casa, sposa ufficialmente ‘Inangaro. Pesca, si immerge, raccoglie uova di uccelli marini, “senza voler ‘impazzire’ come si diceva elegantemente allora, cioè diventare polinesiani.”

C’è quindi tutto sommato, nonostante il suo lato “beachcomber”, la sua predilezione per la bottiglia e il suo fumo costante, qualcosa di eroico in questo Frisbie, nella sua ostinazione nell’inseguire due sogni mai realizzati..” La sua testimonianza sulla vita di una comunità umana”in condizioni di durezza che non possiamo immaginare, poiché le isole sono per noi fantasie prima che realtà” rimane prezioso.

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