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“La rivoluzione è un blocco che non può essere distratto”

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UN UOMO, UNA VOCE – Conosciuto per le sue biografie di Talleyrand, Fouché e Du Barry, lo storico tenta di descrivere nella sua nuova opera le metamorfosi di alcuni simboli della Rivoluzione.

La frase di Clemenceau rivolta a Reinach è rimasta nella memoria degli scolari che hanno avuto la possibilità di studiare prima dell’avvento del metodo globale: ” IL Rivoluzione francese è un blocco. Un blocco da cui nulla può distogliersi, perché la verità storica non lo consente. » A modo suo, e in tutta discrezione, Emmanuel de Waresquiel smonta da anni questo blocco nei seminari che tiene all’École Pratique des Hautes Études. E lo fa con grande maestria, come dimostra nel suo nuovo saggio storico, intitolato Avevamo bisogno di miti.

Waresquiel non ha nulla contro la Rivoluzione in linea di principio, anche se deplora come tutti gli errori del Terrore e l’assassinio di Maria Antonietta. Con la probità di storico che gli fa onore, e che si cercherebbe invano ad esempio in un Patrick Boucheron, si è posto l’obiettivo di descrivere la metamorfosi di un certo numero di simboli della Rivoluzione. Ne conservò sette, che costituiscono i pilastri della bella storia che i rivoluzionari e i loro fioristi vollero costruire, fossero essi storici, come Michelet, o romanzieri, come&nbsp

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