Essere : Le nostre ricerche di significato e libertà, il primo libro dell’ex giornalista e conduttore Alain Crevier, esce nelle librerie questo mercoledì.
Un testo da Patrizia Tadros
Per Alain Crevier, in pensione dopo 40 anni a Radio-Canada, questo primo libro può essere visto come la logica continuazione dello spettacolo Secondo riguardoche ha ospitato per quasi 25 anni e, più recentemente, il podcast Essere.
Fin dalle prime frasi del libro sentiamo la voce di Alain Crevier. Quasi lo vediamo parlare con noi, rivolgendosi a noi con il suo tono e le sue domande.
La copertina del libro “L’Essere: le nostre ricerche di senso e di libertà” di Alain Crevier Foto: CORTESIA EDITORIALE
” Per quello [le mot ”être”] mi interessa? Perché è mal definito, è goffo, “Essere“. Non sappiamo bene di cosa si tratta, è incerto, pieno di errori, ed è questo che mi interessa. »
In questo libro, pubblicato da Editions Édito, l’ex conduttore ci presenta le Persone che lo hanno influenzato durante la sua carriera di giornalista. Persone che hanno scosso le sue convinzioni, che lo hanno confrontato con le sue idee. Persone che hanno commesso l’irreparabile, che sono sopravvissute alla violenza o che hanno affrontato la morte richiedendo assistenza medica per morire.
Questo è tutto, Essere. Volevo trovare la prova che nonostante tutto creiamo la nostra vita, creiamo la speranza che ci permette di respirare.
Il dolore di vivere a 15 anni
Oltre a dare voce all’altro, parla anche, un po’, di sé stesso. Alain Crevier ci rivela che all’età di 15 anni voleva morire.
Non sapevo se ne avrei parlato, come volevo parlarne e poi mi sono detto che quello che ho vissuto all’età di 15 anni è stata una tragedia. Non l’ho detto a nessuno e l’ho vissuto praticamente da solo. Oggi posso dargli un nome, posso dire una parte di quello che mi è successo.
Alain Crevier in un’intervista a Radio-Canada. (Foto d’archivio) Foto: Radio-Canada/Cécile Gladel
Una rivelazione che permette di comprendere meglio l’evidente sensibilità del giornalista e la sua compassione verso chi soffriva. Ho vissuto per oltre 50 anni con l’ombra della depressione che mi ha colpito duramente quando ero adolescente.
spiega.
Ricordo che ero in ospedale, ero intubato, ero semicosciente e vedo il volto di mio padre che era in tutti i suoi stati. Pensava che fossi in overdose
dice Alain Crevier che, in effetti, non ha consumato.
Era irreale. Perché non ho detto nulla in quel momento? Non lo so, non ho detto niente.
La ricerca di Alain Crevier risiede nella speranza. Scrive di aver pensato spesso a Nathalie Provost, divenuta sua amica, uccisa al Polytechnique Montréal nel 1989. O anche alla madre di Marc Lépine, Monique. Due donne che pensavano al perdono. Perché il perdono, gli è stato detto, è liberatorio.
È vero che abbiamo molte sfide intorno a noi, ma c’è qualcosa che ci rifiutiamo di accettare, e questa è la forza che risiede dentro di noi. Siamo capaci di creare speranza
spiega.
Che si tratti di un assassino, di una vittima di stupro o di un sopravvissuto, Alain Crevier ascolta e riflette sulla ricerca di significato e di libertà.
Se dovessi andare al processo, sono loro che inviterei a testimoniare. È a loro che vorrei essere lì per dire, ascoltare, ho vissuto qualcosa di incredibile e sono ancora qui, sono vivo.
Essere : Le nostre ricerche di significato e libertà di Alain Crevier pubblicato da Édito
- Lancio presso la libreria Gallimard di Montreal l’8 ottobre
- Lancio presso la libreria del Quartier in Quebec il 15 ottobre
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