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Dolce Dibondo, col settimo fiele – Libération

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Ogni settimana, uno sguardo alle ultime novità sulla poesia. Oggi, la “poesia arrabbiata con tutti” della poetessa e saggista afrofemminista.

Ogni settimana, uno sguardo alle ultime novità sulla poesia. Trova tutti gli articoli di questo incontro ecco.

“Ecco, stiamo morendo.” Immagina un libro come una stanza della furia, questi strani posti dove, a pagamento, vieni a rompere tutto, a distruggere tutto metodicamente. Douce Dibondo tiene la messa in questo pezzo di carta dove può far passare i nervi. Un libro “rabbia nello stomaco” che apriamo serenamente e chiudiamo febbrilmente, perché la rabbia, questa inquietudine, salta da un ospite all’altro.

Douce Dibondo, 31 anni, è una giornalista, saggista e poetessa afrofemminista. Lei è di origine congolese “un figlio della guerra”, “un figlio del silenzio”, “un figlio della distruzione”. È anche, tra l’altro, autrice di un noto saggio, l’accusa razziale, e una prima raccolta poetica pubblicata da Blast, Metacure. Il suo secondo si chiama infra/seum, molto ben sottotitolato “una poesia che ce l’ha con tutti”. Salta alla gola dei suoi desideri e del suo caos, giocando con i versi in tutte le direzioni, allungando le sillabe o gli spazi tipografici, tagliando a pezzi le parole. (“testa piena di sogni che volano/lattina”), a volte anche scarabocchiare disegni come graffi.

“Il nero nella realtà bianca”, Douce Dibondo affila la sua penna rabbiosa e militante come per esorcizzare il mondo. “Sono stufo della mia nevrosi furiosa” ; “Il mio corpo amareggiato è un tubo che vomita realtà” ; “Perché nessuno mi sente/sto pisciando sangue/nelle vostre orecchie”, scrive il poeta, che si infuria, insultando il lettore: “Guarda in basso quando mi leggi.” Questa seconda collezione, dice, “Questa è la fase della rabbia nel viaggio di guarigione”. Tira fuori tutta la rabbia per ricostruire sulle sue rovine. Di esplosione in esplosione, non possiamo fare a meno di chiederci: attraverso questa raccolta, Douce Dibondo sta esorcizzando anche il suo nome?

“infra/seum” di Douce Dibondo, edizioni Blast, 136 pp., €13.

L’estratto

Non me ne frega niente della questione sociale

Non me ne frega niente della questione razziale

Mi chiedo solo

come disossarli dalla mia società di carne

l’eredità del mio DNA spazzatura

all’ombra dei baobab

lo splendore degli antenati ruggisce dietro i miei recinti

impegnato a ricostruire un mondo che odio,

disfarlo mi fa venire i nodi alle ossa

l’illusione dell’azione diretta

dicono: è necessaria la violenza?

chi ha ancora tempo

per questa questione di boloss

I Wanda: A che ora avviene la nostra violenza?

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