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Cyril Herry, “La figlia di Diogene” (Éditions In8)

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Legno di botte. Un altro carino novella da accreditare alla collezione “Polaroid”, diretta da Marc Villard presso le edizioni In8. Secondo una formula ormai collaudata (una quarantina di titoli in catalogo, tra cui testi di Nicolas Mathieu, Marcus Malte o Marin Ledun), Cyril Herry dipinge in ottanta pagine il ritratto umanista di un ragazzino scuoiato, caduto ai margini, per scelta o per obbligo. Non lo sapremo. Non ha nome e vive da mesi nel bosco, riassumendo i suoi contatti con il mondo attraverso qualche furto e breve occupazione abusiva nelle case di periferia. Prende cibo, vestiti caldi, un bagno e anche libri. Nessuna ragione, né lezione, ci viene presentata per giustificare la sua fuga. Sta a noi immaginarne i contorni senza che ci vengano imposti drammi familiari, scontri sociali, capricci o semplici spavalderie infantili per spiegare l’ostracismo. Arriviamo a privilegiare l’ipotesi di un puro bisogno di ritiro spirituale, come Diogene ovviamente, poiché solo il titolo dell’opera ci dà una parvenza di indizio. In questa fuga silvestre liberamente ispirata alla storia di Clara, la donna dei boschi delle Cévennes (arrestata nel 2023 dopo quattordici anni di vita selvaggia), inevitabilmente pensiamo a volpe di Antoine Chainas, per il lato favolistico, per l’inno alla libertà e agli odori autunnali, per il silenzio dei boschetti o per il suono impercettibile delle foreste. Il silenzio è dorato e la solitudine è infusa nella poesia di una fine stagione che digrada dolcemente.

Cirillo Herry
La figlia di Diogene
Edizioni In8
Tiratura: 1.500 copie.
Prezzo: € 8,90; 84 pag.
ISBN: 9782362241512

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