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“Grégoire Bouillier ha fatto più che prendere ispirazione dal mio libro, lo ha utilizzato”

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ESCLUSIVO – Grégoire Bouillier ha appena pubblicato un romanzo, “Le Syndrome de l’Orangerie”, che si presenta come un’indagine personale sulle ninfee di Monet. Lo scrittore Michel Bernard, autore di “Deux rimorses de Claude Monet”, pubblicato nel 2016, ha notato nell’opera inquietanti somiglianze con la sua.

Trasformare Claude Monet in un personaggio di un romanzo è una sfida. La biografia di questo gran lavoratore, modesto e riservato, in fuga dalle turbolenze della storia, che odia la mondanità e la pubblicità, attaccato alla sua famiglia, alla sua casa e al suo giardino, è povera di avventure. Eppure l’uomo affascina. Le sue opere, rare sul mercato, raggiungono somme astronomiche, e la sua proprietà a Giverny, lasciata in eredità dal figlio Michel all’Institut de France, vede sfilare un pubblico internazionale. Nella sua sala da pranzo giallo cromo, di sontuosa semplicità, chi non ha sognato di prendere una sedia, di sedersi davanti a uno di quei famosi piatti di porcellana dal bordo blu, di assaggiare la Borgogna in quel bicchiere da vignaiolo, mentre è in tavola la cuoca servirebbe nella sua pentola il cosciotto d’agnello cotto a fuoco lento per sette ore secondo la ricetta del padrone di casa?

Ciò che il regolamento del museo vieta, può farlo lo scrittore, prima di portare il lettore a respirare davanti alle panchine di iris e sotto i grappoli di glicine sul ponte giapponese, chiacchierando con Mirbeau, Berthe Morisot, Caillebotte, Bonnard, Jean Renoir o Sacha Guitry. . Ma dopo aver intrattenuto questo buon lettore, cosa possiamo dirgli? Bisogna portarlo nel primo studio, la stanza dove Monet conservava i suoi quadri intimi, immagini di una vita, contemplarli, interessarsi a ciò che rappresentano, alle circostanze che circondano la loro creazione e ai motivi per cui il pittore li teneva vicini a lui. Sentendosi ammirati, amati, iniziano a parlare.

Avevo affermato, senza avere prove, per sottolineare la tenace fedeltà del pittore alla memoria dei cari scomparsi, di aver preteso che “Donne nel giardino” fosse installato al Louvre. L’autore di “Sindrome” ha fatto lo stesso. Forse aveva trovato una fonte che verificasse il frutto della mia immaginazione?

Raccogliere le loro confidenze è ciò che ho cercato di fare Due rimorsi di Claude Monet (La Tavola Rotonda, 2016). È appena arrivato il suo turno Grégoire Bouillier Sindrome dell’Orangerie (Flammarion), mentre ritrae se stesso, un marchio di fabbrica, sembra, nel mezzo delle “sue indagini” e delle “sue scoperte”. Da un mese riesce a presentarli con soddisfazione un po’ ovunque sulla stampa di questa stagione letteraria.

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