Non perdetevi la prossima edizione del Grand Bivouac d’Albertville, che durerà fino al 20 ottobre.
Il Grand Bivouac d’Albertville è un luogo d’incontro particolarmente apprezzato dagli appassionati di Film documentari e libri dedicati alle avventure umane. Una sessantina di lungometraggi e 80 ospiti internazionali illustreranno il tema della 23esima edizione: “Fureurs de vivre”.
Una dichiarazione saldamente ancorata alla realtà e all’attualità che rende omaggio a tutti gli eroi discreti di tutti i giorni che lavorano e combattono, contro ogni previsione, per la sopravvivenza, la pace, l’ambiente, la trasmissione, per un mondo migliore. La manifestazione, vera apertura al mondo, ci permette di decifrarlo meglio. Quest’anno il programma propone focus (film e incontri) su Ucraina, Medio Oriente, Haiti, Armenia e Ruanda. Allo stesso tempo, una fiera del libro offre un ulteriore e necessario riflettore su tutti questi destini unici nella resistenza agli eccessi e alla follia del mondo. Tra i tanti ospiti, grandi viaggiatori, scrittori, esploratori e reporter, si segnala la presenza di Olivier Weber, Pierre Haski, Etienne Klein e dell’alpinista Sophie Lavaud che sarà accompagnato dal regista François Damiliano.
Sarà anche l’occasione per incontrare Delphine Minoui, specialista del mondo arabo e vincitrice del Premio Albert Londres, che attualmente si divide tra Istanbul e Parigi. Il franco-iraniano, reporter senior di Le Figaro dal 2009, ha una carriera parallela come regista e scrittore. Il suo ultimo lavoro “Badjens” rende omaggio al movimento “Donne, Vita, Libertà” che difende il diritto a non indossare il velo in Iran e a tutte queste giovani donne diventate leader della protesta. Nel 2018, l’autrice ha pubblicato “Les Passeurs de livres de Daraya” a cui ha fatto seguito il documentario “Daraya, la biblioteca sotto le bombe” che sarà proiettato anche quest’anno in una serata. Libro e film raccontano la resistenza pacifica, nel 2012, di quattro giovani siriani in una città assediata dalle truppe di Bashar El Assad, e che riuscirono nell’impresa di salvare circa 15.000 libri dalle macerie per offrire una biblioteca agli ultimi residenti. “Una rivoluzione da costruire, non da distruggere. Perché la lettura protegge dalla tentazione dell’estremismo», spiega Shadi Matar, uno dei protagonisti invitato anche lui al festival per parlare del dolore dell’esilio ma anche di un nuovo futuro che oggi sta emergendo per lui. oggi in Francia.
Tra le decine di documentari, ecco i nostri tre preferiti, tutti in prima proiezione in Francia e che speriamo arrivino presto nelle nostre sale:
Cari ricordi | Cari ricordi di Nahuel Lopez
Omaggio a Thomas Hoepker, il grande fotoreporter tedesco dell’agenzia Magnum scomparso lo scorso luglio. Chi non conosce le sue leggendarie foto di Muhammed Ali o di giovani che chiacchierano allegramente mentre, alle loro spalle, le Torri Gemelle sono in fiamme? In “Dear Memories”, affetto dal morbo di Alzheimer, fa un ultimo viaggio da New York a San Francisco con sua moglie Christine, al volante di un camper. Un ultimo viaggio, un ultimo giro sullo sfondo delle elezioni Biden/Trump.
Vika! di Agnieszka Zwiefka
A 85 anni, DJ Vika è una star di casa in Polonia dove ha conquistato i titoli di tutti i giornali. Nello scintillio delle palle da discoteca nei club, nei pub alla moda, nelle riunioni LGBT o anche nelle case di riposo, questo ex educatore specializzato in un carcere minorile illumina la pista e i volti. Questo ritratto di una vecchia signora (in)dignitosa è anche una vera e propria riflessione su questi ultimi cavi della vita il cui significato la società spesso cerca di mettere a tacere.
Quell’Orchestra dagli strumenti rotti di Yuval Hameiri
Dicono che il pubblico canta sempre intonato e probabilmente è vero. Nell’estate del 2019, a Gerusalemme, tre compositori hanno fatto provare per quattro giorni un centinaio di musicisti israeliani e palestinesi, dilettanti, professionisti o principianti, di tutte le età attorno al progetto “Shalem, una suite per strumenti rotti”. Strumenti di scarto sono stati raccolti per mesi in città per immaginare un dialogo tra il rotto e l’intatto. Un’alchimia che dà nuova vita alle note che restano dimenticando quelle che mancano, che dimostra che da qualcosa di rotto può succedere di tutto. Un’orchestra che la musica unisce nonostante tutte le differenze, “come una comunità sacra”. Un intero simbolo, un’allegoria sulla riconciliazione, l’immaginazione e l’inventiva.
FESTIVAL IL GRANDE BIVACCO
Film documentario e libro
14 – 20 ottobre 2024
Albertville (Savoia)
Sito ufficiale
Lea Rouquerol