Olivier Rolin, dans Verso le isole sparsearticola luoghi e letteratura (una costante nel suo lavoro) ed evoca la vita dei libri in giro per il mondo, attraverso le biblioteche degli hotel o dei caffè: “dà a questi libri una vita discreta e pericolosa, e a me – la parte di me che tengono sotto chiave – una vita sconosciuta.” In Sette città (1988), appena uscito parallelamente e in brossura (sempre da Verdier, in versione riveduta), è un po’ il movimento opposto, questi sono i luoghi che fanno uscire i libri amati, gli itinerari urbani sono mappe letterarie . “Le città sono macchine da scrivere e macchine per scrivere”.
La frase di Rolin forse chiama La macchina della letteratura di Italo Calvino, questo legame del giocoso e del letterario, del camminare e dello scrivere, di luoghi reali inseparabili da luoghi immaginati, scritti quindi in parte immaginari d’ora in poi: Praga è Kafka, Trieste è inseparabile da Svevo, Alessandria da Durrell. Ogni città è anche il ritratto di uno scrittore e ogni scrittore è inseparabile da una città, a Macchina della letteraturache è dimostrato da ciascuno dei Sette città attraversato da Olivier Rolin – Buenos Aires, Trieste, Lisbona, Alessandria, Leningrado (San Pietroburgo), L’Avana e Praga -, “città, libri”, titolo dell’introduzione inedita dello scrittore. Un ringraziamento alle edizioni Poche per aver riportato in vita i testi (questi, in particolare), per aver invitato a (ri)scoprirli o ri(leggerli), per aver dato profondità temporale a itinerari sia geografici che letterari.
Olivier Rolin ha scritto per primo questi diversi testi Liberazione et Cittàrisalgono agli anni ’80, “parlano del passato a partire da un presente che è diventato esso stesso passato…. Lì si può vedere un paesaggio scomparso, letterario e urbano. Sono testimoni del mondo di ieri e dell’altro ieri”. Tuttavia, non hanno assunto rughe o pieghe e Sette città può essere letto come una guida di viaggio letteraria, un invito a partire come per viaggiare immobili.
Queste città sono infatti “semiimmaginarie” perché “costruite” da “scrittori, con le loro prospettive e i loro viali e le loro banchine di parole, le loro cupole e le loro colonne di parole, e anche i loro bidoni, fogne, feccia, discariche di rifiuti . parole. Quelle che hanno popolato dei loro personaggi, così stranamente vivi che a volte ci si imbatte in loro inaspettatamente, ed è come se fosse finalmente avvenuto un incontro tanto atteso.
A differenza di Perec, Olivier Rolin non tenta di esaurire i luoghi, le città resistono alla “deliziosa disciplina onmastico-topografico-letteraria”, alla costrizione, non riesce a “mettere in vigore la città vista nella città letta”, tutto trabocca e sfugge, è nel fallimento del “metodo” che si gioca la scrittura. Al ritorno da ciascuno dei suoi viaggi, Olivier Rolin raccoglie piccoli souvenir: una bustina di zucchero, un biglietto dell’autobus, una pagina del giornale del giorno, “ninnoli in cui ci convinciamo che, sconosciuta alle menti volgari, l’essenza della città” — ma soprattutto queste pagine nate dall’“impero del caso”, constatando che sei delle sette città scritte sono porti, quindi luoghi (il)limitati, il mare che apre ma allo stesso tempo chiude la prospettiva. Tutte queste città brulicano di lingue diverse, di diaspore, mescolano pagine e temporalità, titoli e geografie. Essere uno scrittore significa essere cittadino del mondo, Mondo esterno qualunque sia il luogo che prendiamo, temporaneamente, come centro del nostro sguardo, in a Invenzione del mondo.
Lire Sette cittàè sovrapporre la propria immaginazione dei luoghi a quella di Rolin e a quella degli autori da lui evocati (soprattutto autori…), è censire una biblioteca quanto una mappa, è sfogliare un album di fotografie, è il paradosso di riconoscere ciò che abbiamo fatto non lo so. “Leggi uno di quei libri in cui una città fa da cornice e poi, arrivando un giorno per la prima volta, ti accorgi che non è cambiato nulla da quando non ci sei mai andato.” Rolin non ha eguali nel farti venir voglia di salpare, una volta che hai scoperto quelle che lui chiama “coincidenze educate” e una volta seguito il suo testo nella sua “possibilità quasi infinita di biforcazione, deviazione e depistaggio, a cui pochissimi autori resistono (non io , comunque).”
Oliviero Rolin, Sette cittàEdizioni tascabili Verdier, gennaio 2025, 128 pag., 9 €