Jurga Vilé ha presentato a Praga il suo libro sui lituani deportati da Stalin a Praga

Jurga Vilé ha presentato a Praga il suo libro sui lituani deportati da Stalin a Praga
Jurga Vilé ha presentato a Praga il suo libro sui lituani deportati da Stalin a Praga
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Deportazioni lituane nel 1941

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Jurga Ville|Foto: Loreta Vašková, Radio Praga int.

Con la sua graphic novel, Jurga Vilé riapre un capitolo doloroso della storia della Lituania. Nel 1941 i sovietici deportarono circa 43.000 cittadini baltici e li costrinsero a vivere in condizioni disumane in Siberia. Tra i deportati c’era anche la famiglia del padre di Jurga Vilé. Questa pagina oscura dei rapporti tra sovietici e lituani, destinata a essere dimenticata, riemerge dunque in un libro la cui forma e i disegni di Lina Itagaki lo rendono accessibile e comprensibile ai giovani lettori. Per Jurga Vilé è il culmine di un lungo processo di ricerche e scoperte:

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Riproduzione fotografica: Jurga Vilé, Lina Itagaki, ‘Siberian Haiku’/Argo

“È la nostra esperienza comune, la memoria collettiva che ci unisce. Ho impiegato molto tempo per conoscere maggiori dettagli sulla storia della nostra famiglia, senza però pensare di scrivere un libro. Ho letto libri sugli esuli dall’età di 13 anni. Erano libri difficili e complicati, libri che urlavano e nascevano dal dolore e dall’incapacità di parlarne. Prima di tutto ero sconvolto. Ciò che mio padre mi ha detto quando ero piccola probabilmente era vago perché voleva proteggermi. Mi raccontava storie della sua infanzia come se fossero avventure piuttosto divertenti. »»

Vittime del terrore stalinista

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Riproduzione fotografica: Jurga Vilé, Lina Itagaki, ‘Siberian Haiku’/Argo

Il tragico destino dei deportati lituani è raccontato nel libro da un ragazzo che ama l’avventura e non capisce prima cosa sta succedendo, perché tutta la sua famiglia viene cacciata dal suo paese e quale è stata la sua colpa. Non capisce perché si ritrovano in Siberia. In questo libro le vicissitudini dei prigionieri dei gulag sono viste con gli occhi di un bambino che spesso non si rende conto della loro dimensione tragica. Sta al lettore indovinare cosa si nasconde sotto le ingenue osservazioni di un piccolo bambino deportato. Per creare il personaggio di Algis, Jurga Vilé si è ispirato moltissimo all’esperienza di suo padre:

“Mio padre a quel tempo era più giovane del piccolo eroe del libro di cui è il modello. Aveva solo tre anni quando fu deportato e ritornò in Lituania fino all’età di otto anni. Il protagonista del mio libro ha otto anni quando deve lasciare la sua terra natale e torna a casa a tredici. L’abbiamo avanzato perché avevamo bisogno di un eroe più attivo. Mio padre era imbarazzato da questo cambiamento, non poteva ammettere il fatto che avevamo scritto un libro che non fosse solo documentario e dove c’era anche una parte della nostra immaginazione. »»

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Riproduzione fotografica: Jurga Vilé, Lina Itagaki, ‘Siberian Haiku’/Argo

Un taccuino miracolosamente conservato

La vita nel campo è insopportabile. Nessuna debolezza è tollerata. Il freddo, la fame, i compiti duri, la brutalità e il cinismo dei supervisori russi possono essere sostenuti solo da individui forti che non si lasciano completamente demoralizzare dalla situazione che sembra senza uscita. Eppure in questo campo, che è l’immagine schiacciante della miseria umana, le persone cercano e trovano i mezzi per sopravvivere. E alcuni scoprono anche la forza di riunirsi, di cantare insieme, di aiutarsi, di amarsi e di essere amichevoli con gli altri. È il caso della nonna Algis che scrive in questo periodo un diario, un documento prezioso che sarà conservato fino ad oggi e che fornirà a Jurga vile moltissime informazioni sulla vita del campo:

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Riproduzione fotografica: Jurga Vilé, Lina Itagaki, ‘Siberian Haiku’/Argo

“Anche se ho letto molti documenti, il quaderno di mia nonna è stato molto importante per me, soprattutto perché riguardava la mia famiglia. C’erano molti episodi della vita di mio padre e anche le sensazioni profonde di mia nonna. Le sue descrizioni mi hanno toccato moltissimo perché raccontava la sua esperienza in modo diverso e prestava molta attenzione ai personaggi e alla gentilezza delle persone che incontrava. Questo mi ha dato l’impulso di scrivere un libro che non somiglia al quaderno di mia nonna ma che mi ha permesso di trasmettere la luce che ho trovato nella sua narrazione. »»

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“Haikus della Siberia”|Riproduzione fotografica: Jurga Vilé, Lina Itagaki, ‘Siberian Haiku’/Argo

La trama giapponese

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Riproduzione fotografica: Jurga Vilé, Lina Itagaki, ‘Siberian Haiku’/Argo

Nelle vicinanze del campo lituano c’è un campo di prigionia giapponese. Ben presto si instaura tra i prigionieri dei due campi un legame che permette loro di superare le differenze di cultura e di lingua. Le due parti si osservano, simpatizzano, imparano a fare gli origami e, grazie ad un lituano che ha nozioni di giapponese, si scambiano brevi poesie scritte su piccoli pezzi di carta sotto forma di haiku, questo tipo di poesia giapponese che esprime sensazioni in modo molto poche parole. È quindi uno dei motivi per cui Jurga Vilé ha intitolato il suo libro Haiku della Siberia ma ciò che è stato decisivo per la scelta di questo titolo è stato il taccuino di sua nonna:

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Riproduzione fotografica: Jurga Vilé, Lina Itagaki, ‘Siberian Haiku’/Argo

“La parola ‘Haïku’ è stata ispirata dal minuscolo taccuino di mia nonna il cui testo era scritto con una semplice matita e la cui copertina è andata perduta o forse non è mai esistita. Nel testo ci sono molti passaggi cancellati ma il loro contenuto è chiaro. Il taccuino mi ha sconvolto profondamente e mi è venuta l’idea della parola ‘haïku’. Ho capito che potevamo dire tante cose profonde con pochissime parole. Successivamente ci fu anche un altro filone giapponese della storia e finalmente troviamo nel libro tutta una matassa di motivi giapponesi. »»

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“Haikus della Siberia”

Il messaggio principale

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“Haikus della Siberia”

Il piccolo Algis vive e cresce in un mondo che gli è ostile e gli tende trappole pericolose. Suo padre è stato separato dalla famiglia ed è morto in un altro campo, ma lui è circondato da tre donne, sua nonna, sua madre e sua sorella, che cercano di proteggerlo. In questa regione alla fine del mondo, ghiacciata per gran parte dell’anno, impara ad apprezzare ogni piccolo cambiamento, ogni piccolo evento che spezza la travolgente monotonia della sua esistenza. La sua vita non può essere più modesta e più umile, la morte si aggira intorno a lui e talvolta colpisce le persone che gli sono vicine, ma non sprofonda nella disperazione perché ha imparato a gioire delle cose più semplici e ha scoperto i benefici della fraternità umana. È questa immagine di un ragazzo che non si lascia distruggere dalla sventura che Jurga Vilé ha voluto evocare nel suo libro:

“Il messaggio principale che vorrei trasmettere ai giovani lettori è che non dobbiamo cedere alla debolezza, che dobbiamo affrontare situazioni difficili, mantenere il coraggio interiore, mantenere e rispettare una fede profonda e ispirare gli altri. »»

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“Haikus della Siberia”

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