Presentazione del libro La loin, di Sarah Jollien-Fardel, edito da Sabine Wespieser.
Brusco risveglio nella realtà
In tutto il libro seguiremo Rose. È devastata. Va detto, c’è qualcosa per cui impazzire: sua figlia Anna è stata falciata da un furgone. Niente ha più senso. Lo immaginiamo al risveglio: “Piangerò non appena mi renderò conto che un nuovo giorno è iniziato. Che dovrò lottare per ogni gesto, ogni minuto di ogni giorno. » La madre addolorata è divorata dalla rabbia, dall’ira: “Chi giudicherà la mia furia? Ho il monopolio del dolore più terribile. » Per tre lunghi anni lo accecò il desiderio di vendetta, reso impossibile solo da chi gli era vicino che gli impedì di prolungare il dramma: “Sono tenuto in una stanza con pareti di legno, attaccato a una corda. »
È toccante, travolgente, ti porta lontano.
Immergetevi nella memoria
Questo è già ciò che ci dice il titolo: è fisicamente ostacolata e cerca di ritrovare l’equilibrio… Prigioniera, Rose lascia affiorare il ricordo delle sue origini: la vita in montagna, le due nonne, alle quali deve quasi tutto alla morte misteriosa e prematura di sua madre. E poi Camil, presente al suo fianco fin da giovanissimo, la fidanzata d’infanzia che finirà per sposarlo. Insieme decidono di ritornare sulla montagna: “Sapevo che ci eravamo ritirati dal mondo a causa dei rimproveri feroci e sistematici di mio nonno Albin (…) Invece di provare tenerezza per il ritorno alle radici di suo figlio, mio nonno lo vedeva solo come un insopportabile declassamento. » Nell’inazione, il recluso ricorda la felicità perduta, le corse in montagna, la vita familiare attorno ad Anna: “Tre estati fa, si divertiva dietro le cavallette, saltellava sui sassi del ruscello, canticchiando. »
È anche l’evocazione di una felicità semplice e fragile, di cui non sempre siamo consapevoli.
Chiusa nei ricordi, nonostante il lutto, Rose deve riscoprire la sensazione di essere viva… Camil, “colui che sa ascoltare il vuoto e riconoscere il canto degli uccelli” potrebbe avere la chiave che può calmare il più possibile la madre senza figli. La montagna che nutre diventa il rifugio improvviso del dolore inconsolabile. E anche la letteratura. Mentre Rose è sequestrata, una voce anonima fa luce sui suoi giorni di letture casuali. Le parole attraversano la porta, trafiggono la rabbia, rasserenano il corpo: “Sono ipnotizzato, anestetizzato dalla sua portata, mi affascina e mi protegge. »
I capitoli intrecciano ricordi e il racconto di una vita reclusa. Con un linguaggio aspro e penetrante, Sarah Jollien-Fardel evoca con modestia i sentimenti contrastanti che attraversano l’eroina. Parla anche del potere delle parole, per cercare lontano un’anima perduta: “Sono sceso il più profondamente possibile nell’oscurità. Senza morire. » Non c’è sempre, come dice il poeta, alla fine del dolore, una finestra aperta?
La loin, di Sarah Jollien-Fardel, è pubblicato da Sabine Wespieser.