I legami tra fratelli sono i più lunghi della nostra vita, precedono la formazione di una coppia e sopravvivono ai nostri genitori. Tuttavia, pochi studi gli sono dedicati. Il libro di Stéphanie Haxhe colma questo vuoto. La relazione tra fratelli costituisce il laboratorio per eccellenza dove si sperimentano socializzazione e attaccamento, sostegno e condivisione, ma anche rivalità e competizione, aggressività e ingiustizia.
È il luogo in cui ogni bambino distingue ciò che gli appartiene in un processo di differenziazione tra sé e l’altro.. Per questo i genitori devono garantire che ognuno trovi la propria nicchia dove affermare la propria alterità, la propria singolarità e la propria specificità.
La qualità della relazione tra fratelli pesa sulle abilità sociali in età adulta : il calore benevolo li favorisce, laddove l’aggressività latente spesso li riduce. Tuttavia, il conflitto permette di far sentire la propria posizione, di farla rispettare e di constatare come gli interessi a volte siano divergenti trovando modi per risolvere il confronto.
I risentimenti, le opposizioni e le aspettative accumulate e inespresse pongono mine che possono esplodere in seguito. Ma i debiti relazionali così accumulati possono provenire dalle generazioni passate così come trasmessi a quelle che seguono. Aiutare la rabbia a progredire non indebolisce i fratelli, ma piuttosto li rafforza.
Stéphanie Haxhe lavora con i fratelli che vanno a trovarla, utilizzando la terapia familiare contestuale sviluppata da Bosszormenyi-Nagy. Descrive i concetti che strutturano questo approccio: giustizia distributiva e retributiva, etica relazionale e dimensione ontica o anche legittimità costruttiva/distruttiva e parzialità multidirezionale.
Tante nozioni dai titoli barbarici, ma facili da capire e da vedere applicate nella pratica che lei ci descrive. Li utilizza nelle molteplici configurazioni familiari che ci descrive dettagliatamente: il figlio unico o il figlio genitore, il conflitto di lealtà affrontato dai genitori separati o i fratelli separati tra ciascun membro della coppia genitoriale, ma anche quelli che si ricompongono…
Molteplici vignette cliniche illustrano il lavoro proposto. Assicurarsi che il riconoscimento dei bisogni del bambino da parte del terapeuta non prevalga su quello dei genitori. Tutti hanno il diritto di chiedere e ricevere cura, amore, protezione e attenzione, ma altrettanto di dare, rispettando così il ciclo dare-ricevere-restituzione. Ma anche e soprattutto incoraggiati a indirizzare i propri reclami/reclami al posto giusto. Vasto numero in cui ogni lettore troverà un po’ o molta della propria storia personale e familiare.
Questo articolo fa parte della sezione “Libro Aperto”.
È firmato Jacques Trémintin
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