Mentre il governo francese ha rilanciato questa settimana il dibattito sull'istituzione di una possibile tassa sui libri usati, la questione dei libri elettronici sfugge attualmente al dibattito. Va detto che mentre un'eventuale tassa di tracciabilità sarebbe ovviamente più facile da applicare sui prodotti dematerializzati, esiste un quadro rigoroso per quanto riguarda la loro rivendita.
L’opportunità sì, ma non per tutti
Quando acquisti un libro dal tuo libraio, hai il diritto di rivenderlo su Momox o Leboncoin dopo averlo letto. Puoi anche essere generoso e prestarlo o offrirlo a una persona cara. Per i prodotti dematerializzati le regole sono completamente diverse. Dal 2019 la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha ufficialmente vieta la rivendita di e-book tra privati. Ha stabilito che questa pratica costituiva una violazione del diritto d’autore, rientrando nel trattato sul diritto d’autore dell’Organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale.
All'epoca, la decisione segnò la conclusione di una causa intentata da diversi editori contro la piattaforma olandese di vendita e rivendita di e-book Tom Kabinet. A differenza dei libri fisici, che si consumano con l’uso e nel tempo, le copie virtuali di un libro archiviate su un e-reader non si deteriorano. Sarebbe quindi teoricamente possibile rivenderli a tempo indeterminato. Pertanto, la rivendita di tali opere in formato digitale impedisce la remunerazione degli autori.
Nel mondo digitale nulla è di seconda mano
Niente di particolarmente sorprendente nella sostanza, visto che la normativa sui libri digitali usati si affianca a quella dell'Alta Corte di Parigi riguardante le copie digitali dei videogiochi. Ricordiamo che l'associazione UFC-Que-Choisir ha attaccato Valve e la sua piattaforma di vendita di videogiochi digitali online, Steam, allo scopo diconsentire ai giocatori di rivendere i propri giochi dematerializzati – come le vendite di videogiochi fisici di seconda mano. L'Alta Corte di Parigi alla fine si è pronunciata a favore di Valve, ritenendo che un videogioco usato debba necessariamente essere fisico.
Concretamente, e questo vale per qualunque materiale dematerializzato, quando compri un libro digitale, compri un licenza d'uso limitata e non trasferibile piuttosto che un vero e proprio prodotto culturale “duro”. Il principio è lo stesso di Spotify o Netflix: i contenuti che noleggi o acquisti non sono realmente tuoi, ma vengono semplicemente prestati dai titolari dei diritti per un uso privato e limitato.
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