CRITICA – Dopo nove volumi della saga di Malaussène, il romanziere confessa e decifra la sua tribù in un racconto testamentario di genio.
L'1È Dicembre, Daniel Pennac festeggerà il suo 80esimo compleanno. Già ! Ricordiamo che quarant'anni fa, senza averlo premeditato, lanciò, nella “Série noire”, la saga di Malaussène con Per la felicità degli orchi. Una serie in nove volumi terminata nel 2023. E poi no. Ecco qualcosa per la strada. Il suo titolo è Il mio assassino. Sulla copertina è stampato «romano». Conosciamo la canzone. Se l'autore racconta l'infanzia dell'uomo che diventerà Pépère, l'eroe malvagio del volume 9 (Terminale Malaussène), coglie l'occasione soprattutto per svelare i retroscena dell'universo malausseniano. Lasciamo il quadro della finzione per passare a quello delle confessioni. L'autore lo riconosce: la maggior parte dei suoi amici compaiono nei suoi libri. Dà anche la loro identità. Un modo per onorare quelli di loro che sono morti. Vale a dire, parecchi.
Il mio assassino è quindi un ibrido tra romanzo e confessioni. Compriamo! Pennac rivede i suoi amici. Quelli…
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