Libri: una vera amicizia ebraico-palestinese

Libri: una vera amicizia ebraico-palestinese
Libri: una vera amicizia ebraico-palestinese
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In “La casa con l’albero di limone”, Sandy Tolan racconta la storia vera di un’amicizia lunga 40 anni tra una donna ebrea di Ramla e un palestinese che viveva lì prima della creazione dello Stato di Israele. Una storia illuminante.

La selezione e le opinioni dell’autore di Dinant Hugues Alexan :

-“La casa dei limoni“, di Sandy Tolan (voce 2006 – versione francese 2011)

Nel 1967, un giovane di 25 anni rifugiatosi in Cisgiordania si recò a Ramla, in Israele, e suonò il campanello di una bellissima proprietà nel cui giardino fioriva un albero di limoni. Viene ad aprire una giovane donna sui vent’anni. Gli disse: “Era la casa di mio padre. Ho vissuto qui. Posso entrare a vedere la casa, per favore? » Esita un po’ e poi sorride e dice: «Va bene. Entra, per favore”.

Quest’uomo è Bashir Khairi e questa donna è Dalia Eshkenazi. Lui è palestinese e lei è ebrea. Esistono davvero, questo dialogo c’è stato ed è stato l’inizio di un’amicizia che dura ancora, un’amicizia molto speciale perché costruita su interessi che non potrebbero essere più divergenti ma segnati da un profondo rispetto reciproco.

“La casa con l’albero di limone” è una storia dove tutto è assolutamente vero. Attraverso numerose testimonianze (tra cui Bashir e Dalia che hanno partecipato alla stesura), rapporti delle Nazioni Unite, associazioni israeliane per i diritti umani… Sandy Tolan (giornalista americano specializzato in Medio Oriente) dipinge un quadro obiettivo, fattuale e facilmente comprensibile della situazione israelo-palestinese conflitto nel suo complesso.

La lettura di quest’opera mi ha permesso finalmente di vedere con relativa chiarezza questa drammatica saga che nella mia mente era un po’ come una bottiglia di inchiostro.

È molto completo. L’autore evoca gli esordi del sionismo politico, la Dichiarazione Balfour del 1917, la creazione dello Stato di Israele nel 1948, la guerra dello Yom Kippur, gli accordi di Camp David, l’intifada, gli accordi di Oslo… di tutto questo si parla, fino a 2006, data di pubblicazione del libro.

Traccia anche interessanti parallelismi tra le vite di Dalia e Bashir in punti specifici della storia. Durante la Seconda Guerra Mondiale, la famiglia di Dalia stabilitasi in Bulgaria scampò per un pelo all’Olocausto mentre la famiglia di Bashir costruì pacificamente la “casa dell’albero di limoni” in Palestina.

Nel 1948, fu l’arrivo della famiglia di Dalia in Israele e l’acquisto della casa da parte dei suoi genitori da parte del governo israeliano che se ne appropriarono. Scopriamo anche le difficoltà per gli ebrei nel fondare un Paese con persone di culture diverse, che hanno in comune solo l’ebraicità, ma che sono motivate da questa nuova vita che viene loro offerta.

E, allo stesso tempo, le terribili condizioni di vita della famiglia di Bashir e di altri palestinesi nei campi profughi.

Con tutto il rispetto e l’onore, lascerò le ultime parole a Dalia. Dice questa frase che trovo molto bella: “Io sono parte del problema perché vengo dall’Europa e ho vissuto in una casa araba. E io sono parte della soluzione perché ho il potere di amare. » Peccato che non ci siano più Dalia Eshkenazi in questa parte del mondo…

-“L’uomo a testa in giù“, di Fred Vargas (1999)

I lupi sono tornati nel parco naturale del Mercantour, nelle Alpi francesi. Ovviamente ai pastori questo non piace molto. E gli piace ancora meno quando alla proprietaria di una fattoria viene sgozzata la gola e la ferita fa pensare che il colpevole sia un lupo. Un lupo enorme, secondo l’impronta dei denti.

Così grande che l’immaginazione inizia a scatenarsi. Alcuni parlano già della bestia del Mercantour come della bestia del Gévaudan, altri addirittura menzionano un lupo mannaro. È qui che interviene il commissario Adamsberg che indagherà e, come al solito, scoprirà il colpevole, sia uomo o bestia.

Fred Vargas è un archeologo di formazione. Ha lavorato per circa quindici anni per il CNRS prima di dedicarsi alla scrittura, principalmente romanzi polizieschi. Ma i romanzi polizieschi non sono proprio come gli altri…

Adoro il personaggio del commissario Jean-Baptiste Adamsberg. Indossa pantaloni informi e magliette abbinate, o camicie con la maggior parte delle volte una coda che spunta dai pantaloni.

Ma è soprattutto nella sua testa che è diverso. Vive nel nostro mondo senza conoscerne i codici. È incapace di pensare a comando, ma quando si perde nei suoi pensieri, pensa senza rendersene conto e poi pensa a cose a cui nessun altro penserebbe.

Fred Vargas è estremamente bravo nel ritrarre i suoi personaggi e nell’evocare ciò che accade nelle loro teste, anche – e forse soprattutto – quando è completamente surreale.

Il risultato sono romanzi appassionanti perché ben realizzati dal punto di vista delle indagini, divertenti, ma anche molto umani. E scritto in modo superbo. Fred Vargas non solo ha un’immaginazione sconfinata, ma ha anche una scrittura fluida ed elegante.

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NEXT Mercoledì andrà in gita per leggere a Bertranges