PPer un tale capolavoro visivo, era necessario un oggetto-libro che fosse all'altezza dei requisiti kubrickiani. François Betz, del Simeio, fa da tempo bellissimi libri, avendo raccontato in particolare la storia della prima rivista Il punto, fondata nel 1936 dal prozio Pierre Betz. Questo splendore di Barrylyndon è anche una storia di famiglia, grazie alla vicinanza, tra Lot e la Dordogna, di François Betz con il produttore e cognato di Stanley Kubrick, Jan Harlan, che accettò di affidargli l'archivio cinematografico affinché lui li orchestra con le testimonianze dei collaboratori di Barry Lyndon, come Marisa Berenson.
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Un XVIIIe secolo atroce e meraviglioso di crudeltà
Questo round che Kubrick concepì come un documentario sul XVIII secoloe secolo atroce e meraviglioso di crudeltà non si applica solo alle famose scene a lume di candela, che il regista ha girato per amore di autenticità e grazie agli obiettivi Zeiss utilizzati dalla NASA. Getta anche un sublime velo di bellezza e raffinatezza su un mondo spietato in cui gli impulsi per l’ascensione sociale sono infranti dalla violenza di classe.
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L'onnipresente voce fuori campo e la presa di distanza introdotta da Kubrick nei confronti dei suoi personaggi avevano, nel 1975, raffreddato gli spettatori rimasti sull'ultramoderno uragano diUn'Arancia Meccanica. Galleria di dipinti al Constable o all'Hogarth? Traiettoria meccanica di un'ambizione vile? Entrambi, senza dubbio, con questa impressione di un tempo e di uno spazio controllati come raramente – forse troppo – nel cinema. E, nel corso delle pagine, ci sorprendiamo di risentire il Sarabanda versione semplificata di Händel o il travolgente staccato sincopato diOpera 100 lo Schubert.
“Barry Lyndon – Stanley Kubrick”, per la regia di François Betz (Simeio, 172 pag., €59). Incontro con Jan Harlan l'8 novembre alle 18:30 al forum dei lettori. Proiezione del film il 10 novembre alle 14 al Rex, a Brive.
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