“A Parigi vedo gente che vive fregandosene davvero di ciò che accade intorno a loro”

“A Parigi vedo gente che vive fregandosene davvero di ciò che accade intorno a loro”
“A Parigi vedo gente che vive fregandosene davvero di ciò che accade intorno a loro”
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Nei tuoi romanzi sei abituato a trattare argomenti oscuri e duri: la guerra, il terrorismo, Gheddafi… Ma questa volta, in Coeur d’amende, racconti la storia di un nano e di sua nonna nel mezzo di una banda e di un quartiere di Montmartre segnato dalla gentilezza e dalla solidarietà. E’ un libro che fa quasi sentire bene…

Non mi fa sentire bene… È un libro che fa sentire bene. Avevo bisogno di un libro che potesse farmi stare bene…

A te?

Per me sì… Il mondo va in tilt, l’odio aumenta e in mezzo a tutto questo c’è un essere umano che non sa più a chi rivolgersi. Non volevo perdere il discernimento, ho scritto questo libro e mi ha aiutato molto. Mi ha aiutato a capire che mentre il mondo è pazzo, le persone potrebbero non esserlo.

Il tuo eroe si chiama Nestor, è una persona piccola…

Come me… non sono un gigante… Quando avevo diciassette anni, una ragazza che mi piaceva e con cui corrispondevo mi disse, quando mi vide al primo appuntamento, che era rimasta delusa. Mi aveva immaginato bello come la mia prosa, ma quando mi vide…

Ma sei uscito con lei?

Non c’è modo! Mi ha detto che era la prima e l’ultima volta che ci vedevamo.

Conosci tutti questi personaggi, questi venditori di sigarette di contrabbando, questi ubriachi da bar?

Ovviamente. Quando Parigi mi picchia, vado a Montmartre. Vedo persone che vivono la loro vita fregandosene davvero di ciò che accade intorno a loro. Nelle loro teste, una risata può mettere a tacere tutte le armi.

Vai nei bar?

Sì, trovo un posto, mi siedo su una terrazza e guardo. Vedo passare il mondo, vedo passare le vite… È un po’ come se girassi le pagine…

Quando Parigi ti dà ai nervi?

Tutto il tempo. Tutti sono stressati, tutti corrono… passo più tempo a Orano che a Parigi… A Parigi non ho amici…

Non hai amici a Parigi?

Non.

È difficile da credere… Hai successo, hai avuto premi…

Dal 2008 sono escluso da tutte le istituzioni letterarie, non sono mai in nessuna lista, nemmeno in quella dei premi del cassiere locale. Il mio premio sono i miei lettori.

Hai del risentimento…

No. Ho capito che l’unico punto di riferimento sono i miei lettori, il resto non conta…

Che roba militare ti è rimasta?

Tutto. Non rifiuto assolutamente nulla, ma è l’esercito o sono io che mi ha reso quello che sono. Appartengo ad una dinastia che esiste da sei secoli, tra i miei antenati ci sono studiosi, studiosi…

Sei un uomo disciplinato?

No, al contrario, sono un uomo ribelle. Anche nell’esercito ero ribelle. Ma sono un ribelle illuminato.

Conosci bene Bruxelles?

Adoro Bruxelles. Trovo qui quello che non trovo a Parigi… Innanzitutto, a livello professionale, so che in Francia molti giornalisti parlano di libri che non hanno letto…

E i giornalisti belgi?

Sono più professionali e hanno una rara onestà intellettuale.

CUORE DI FINE, Mialet-Barrault, 313 p.

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