Hélène L’Heuillet, “Il vuoto dentro di noi” (Albin Michel)

Hélène L’Heuillet, “Il vuoto dentro di noi” (Albin Michel)
Hélène L’Heuillet, “Il vuoto dentro di noi” (Albin Michel)
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L’aria del vuoto. “Una volta niente è niente; due volte niente è poco, ma con tre volte niente puoi già comprare qualcosa, e a buon mercato.” Sezionando il linguaggio, giocando con le parole, Raymond Devos ne ha svelato il significato nascosto. Hélène L’Heuillet fa lo stesso con la questione filosofica del vuoto. Non il vuoto in generale, quello dei fisici, ma quello che è dentro di noi. “L’aggettivo latino “vasto” significa “vuoto, deserto, devastato”. Ha la stessa radice di “vanus”, “solo”cioè, in latino, il verbo “vacanza”“essere vuoto.” Già dalla semplice etimologia si intravede la ricchezza del soggetto.

La filosofa e psicoanalista ci aveva entusiasmato quattro anni fa con il suo Elogio del ritardo (Albin Michel) che ha posto la questione del tempo e del nostro rapporto con esso in modo anticonformista. Qui affronta una nozione essenziale, molto più profonda di quanto sembri, soprattutto se ci addentriamo un po’ nel tema. “Invece di temere il vuoto, dovremmo piuttosto preoccuparci del pieno, che, in tutte le sue forme, appare come un ideale contemporaneo mentre è la fonte suprema di alienazione.”

Sottolinea come oggi la pienezza sia associata al piacere e il vuoto al dolore. Quest’ultimo lo troviamo nell’espressione “non avere più niente da indossare” che richiede di fare scorta di vestiti, nascondere una mancanza, consumare di più usando un altro “forma vuota”denaro. La paura del vuoto richiama anche il lutto, la vertigine dell’assenza. “Aprendo un grande vuoto in noi, il lutto ci mette di fronte a noi stessi.”

E che dire del linguaggio, incluso quello che usiamo per parlare dell’abisso sotto la nostra esistenza? Spesso, le nostre frasi sono vuote. “Parlare è fare buchi.” Ma buchi in cosa? Buchi per cosa? Parafrasando Le parole blu di Christophe, si tratterebbe di dire parole vuote, quelle che si dicono con il cielo, parole che non dicono nulla del nostro soggiorno terreno, preferendo i misteri di un aldilà di cui si sa poco di più. “Se le parole d’amore dicono qualcosa senza dire nulla, le parole di comunicazione non dicono nulla perché lasciano intendere di dire qualcosa.” A volte lo vediamo in certi discorsi politici.

Attraverso capitoli sapientemente controllati come tappe di un sentiero scosceso, tra Kant e Lacan, Hélène L’Heuillet si muove con grande eleganza attraverso un argomento che è per definizione vertiginoso. Il suo libro, che è insolito, aiuta a riempire il vuoto, a mettere in discussione ciò che siamo, a lasciarci andare alle gioie del linguaggio, al vuoto dell’immaginazione perché “Con la paura del vuoto arriva la libertà”Pensiamo alla canzone di Julien Clerc e Étienne Roda-Gil, Non è nienteche cita. Completa il gioco di prestigio di Devos. Piccoli nulla formano grandi interi, proprio come i vuoti ci portano a riempirci di noi stessi. Con una bella energia, Hélène L’Heuillet ci dà l’opportunità di riflettere sulle nostre vite e di fare una vera e propria pulizia mentale. Attraverso il vuoto.

Helene L’Heuillet
Il vuoto dentro di noi
Albin Michel
Tiratura: 4.500 copie.
Prezzo: €21,90; 288 pag.
Codice ISBN: 9782226473400

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