“Liberazione totale di Azawad. » Che questo slogan in onore di Azawad, il nome dato al nord del Mali dai suoi abitanti, sia stato lanciato da Tin Zaouatine non è di poco conto. Questo borgo di pannocchie che costeggia un wadi, nel cuore di una distesa di sabbia e pietre, è diventato il punto caldo della fascia sahelo-sahariana, al confine tra Mali e Algeria. Un ascesso riconfigurazioni regionali in corso. Il 30 novembre 2024, un portavoce della ribellione (a maggioranza tuareg), che combatte contro le autorità maliane, ha letto un comunicato stampa che annunciava la fusione dei gruppi indipendentisti armati del nord del Mali in un nuovo movimento, il Fronte di Liberazione di Azawad (FLA).
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L’evento segna un’escalation dell’insurrezione separatista nel nord del Mali – che, dopo la firma dell’accordo di pace di Algeri nel 2015, ha ripreso vigore con l’avvento al potere della giunta sovranista di Assimi Goïta, nel 2020. –, anche se lì sono ancora attivi jihadisti legati ad Al-Qaeda e all’organizzazione dello Stato Islamico (IS). Il giorno dopo la creazione della FLA, un attacco turco di droni di Bayraktar Akinci effettuato dall’esercito maliano ha ucciso otto leader ribelli tuareg, tra cui cinque dirigenti del nuovo movimento. E questo a pochi chilometri dalle guardie di frontiera algerine che, attraverso un binocolo, monitorano l’aumento della tensione attorno a Tin Zaouatine. “I droni dell’esercito maliano sorvolano ogni giorno la zona”testimonia un residente. Gli insorti di Azawad, però, tengono la posizione. Il 27 luglio hanno inflitto un’umiliante sconfitta alle truppe di Bamako appoggiate dai mercenari del gruppo russo Wagner, uccidendo, secondo il bilancio dei ribelli, 47 soldati maliani e 84 russi.
È un eufemismo dire che l’Algeria è allarmata dal ritorno della guerra ai confini del Sahel. Questa crescente instabilità illustra sia l’erosione della sua influenza, che per lungo tempo ha regolato i conflitti sui mercati del sud attraverso la sua mediazione, sia il ruolo indiscutibile che continua a svolgere lì, come impone la geografia. Con i suoi 460 chilometri condivisi con la Mauritania, 1.300 chilometri con il Mali, 950 chilometri con il Niger e 980 chilometri con la Libia, l’Algeria occupa un posto centrale di cui fatica a ripristinare l’antica influenza. È finito il tempo in cui negli anni Sessanta e Settanta proiettava il prestigio del suo sgargiante Terzomondismo.
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