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“Rappresentano il meglio del peggio, o il peggio del meglio” – Libération

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Reportage

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La provincia nordoccidentale della Siria è guidata dal movimento Hayat-Tahrir al-Sham, al potere dal 2017. Senza essere democratico, è riuscito a ripristinarvi una parvenza di vita normale, lavorando per il ritorno dell’elettricità e con un atteggiamento conciliante con le minoranze.

Strade illuminate, negozi con bancarelle piene, chioschi di legno dove vengono serviti caffè e dolci, terminali wifi, ristoranti di marmo lucido dove giovani camerieri con le mani guantate sono affaccendati. Nella Siria post-Assad, la città nordoccidentale di Idlib rappresenta un’anomalia. Vivace, pulita, in gran parte ricostruita, offre una qualità di vita senza precedenti in un paese devastato dove le città in rovina, che probabilmente dovranno essere rase al suolo prima di poter sperare di ricostruirle, sono la norma. Per la superficie è tutto. Ma sotto? Hayat-Tahrir al-Sham (HTS), il gruppo islamista che controlla la provincia di Idlib, dove vivono circa quattro milioni di abitanti, è in grado di governare la Siria da quando ha spodestato il regime di Assad all’inizio di dicembre al termine di una clamorosa offensiva?

Obeid (1), attivista di Idlib, fatica a rispondere. “Diciamo che rappresentano il meglio del peggio, o il peggio del meglio, non so. Anche se ovviamente non c’è niente di peggio del regime di Bashar al-Assad”. Conosce bene HTS, ha parlato con i suoi leader e li ha visti prendere il potere in città e provincia

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