Gli israeliani rimarranno in Siria almeno fino alla fine dell'inverno, secondo il ministro della Difesa dello Stato ebraico. Dalla caduta del clan Assad, le truppe israeliane hanno preso posizione in una zona cuscinetto monitorata dal 1974 da circa un migliaio di caschi blu e sulla vetta delle alture di Golan in territorio siriano.
Pubblicato il 16/12/2024 14:17
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A ovest della zona cuscinetto tra Israele e Siria, circa 25.000 israeliani hanno colonizzato parte del Golan a partire dalla Guerra dei Sei Giorni del 1967. Nell’insediamento di Katzrine, Thomas e la sua compagna Shoshana sono seduti su una panchina proprio accanto a un rifugio costruito sei mesi fa, per proteggersi dagli attacchi di Hezbollah.
Dopo il cessate il fuoco con il governo libanese, quasi tre settimane fa, i loro cinque figli stanno di nuovo giocando fuori. Lui viene dal Texas, lei da New York. Dalla fine del regime di Assad, una settimana fa, hanno visto passare i carri armati sotto le loro finestre e hanno sentito l'andirivieni degli aerei da combattimento. “È calmo”, assicura Thomas prima di pensarci un attimo… “Non proprio tranquillo in realtà.”ammette.
Gli attacchi israeliani sulla Siria ci sono stati, circa 2.000 bombe in una settimana, alcune lanciate solo a poche decine di chilometri da qui. Eppure Shoshana dice che vive “in una bolla” a Katzrine: “Non vediamo molte cose, ma le sentiamo”.
Da diversi giorni sente e avverte il rumore delle esplosioni. “La terra trema, gli edifici si muovonodescrive. Secondo lei, “Non possono essere intercettazioni di razzi lanciati dal Libano, è troppo grande, molto più profonda. Questo è successo più volte negli ultimi giorni. Può solo derivare da attacchi dell'esercito israeliano contro depositi di munizioni”, Shoshana avanzata.
“Come un terremoto”, conferma Tommaso. “Non è facile vivere in uno stato di allerta permanente”riconosce Shoshana. Alla coppia non piace particolarmente il primo ministro Benjamin Netanyahu, che ha promesso: “La regione sarà israeliana per l’eternità”. Ma sostengono le sue scelte strategiche, e non importa se non rispetta il diritto internazionale. Per Thomas e Shoshana, “L’ONU è marcia”.
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