Mogosoaia, domenica 8 dicembre, ore 7.00 In questo elegante sobborgo di Bucarest, i seggi elettorali avrebbero aperto le porte per il secondo turno delle elezioni presidenziali rumene. Ma, come tutti quelli del Paese, sono rimasti chiusi: due giorni prima, la Corte Costituzionale aveva annullato il voto, facendo precipitare la Romania in una crisi politica senza precedenti. Tuttavia, Calin Georgescu, candidato di estrema destra e figura filo-russa, è apparso sul posto circondato dai suoi sostenitori. “Invito i rumeni a votare con calma. Voglio votare in nome della democrazia. Chi è al potere semina il panico ma nessuno potrà fermare il popolo romeno”ha dichiarato davanti alle telecamere.
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A 62 anni, questo candidato, che si è fatto conoscere sul social network TikTok, ha sorpreso arrivando primo al primo turno, il 24 novembre, con il 23% dei voti. La sua fulminea ascesa si basa su una campagna aggressiva sui social network ma anche, secondo i rapporti dell’intelligence, su massicce ingerenze straniere. Mercoledì 4 dicembre il presidente uscente Klaus Iohannis ha rivelato un rapporto che denuncia manipolazioni su larga scala orchestrate da attori statali ostili alla NATO.
La Corte Costituzionale ha giustificato l’annullamento delle elezioni citando attacchi alla trasparenza dei finanziamenti e violazioni della libertà di voto attraverso campagne di disinformazione. “La libertà di voto è stata compromessa a causa della massiccia disinformazione effettuata attraverso una promozione aggressiva in violazione della legge elettorale, nonché dallo sfruttamento abusivo degli algoritmi dei social media”precisa la nota a sostegno della Corte.
Aumento delle tensioni
Se la battaglia elettorale verrà sospesa sine die, probabilmente fino alla primavera del 2025, infurierà nei tribunali. George Simion, leader dell’Alleanza ultranazionalista per l’unità dei romeni (AUR), ha presentato ricorso all’Alta Corte di Cassazione e Giustizia per contestare la decisione della Corte Costituzionale. Ha inoltre intenzione di ricorrere alla Commissione di Venezia (un organo consultivo del Consiglio d’Europa), all’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa e al Gruppo di Stati contro la corruzione per denunciare quello che definisce un precedente pericoloso.
I partiti ultranazionalisti ed estremisti, che hanno ottenuto più del 32% dei voti nelle elezioni legislative del 1È Dicembre, chiedere la ripresa immediata del processo elettorale. Ma il presidente Klaus Iohannis insiste sulla formazione di un nuovo governo da parte del neoeletto Parlamento prima di fissare una data per le elezioni presidenziali.
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