FIGAROVOX/TRIBUNA – Il 27 novembre il Parlamento Europeo ha approvato il nuovo Collegio dei Commissari Europei con il margine più ristretto di sempre. Per Max Viskanic, ex consigliere politico del Parlamento europeo, i burocrati permanenti potrebbero ora avere più potere.
Max Viskanic è dottore in economia e scrittore.
La nuova commissione von der Leyen è stata appena confermata con il margine più ristretto di sempre, mentre tutte le altre commissioni recenti hanno ottenuto margini molto più ampi. Ad esempio, le commissioni Barroso I e II hanno ottenuto rispettivamente il 65% e il 66%, Juncker il 56% e anche la prima commissione von der Leyen ha ottenuto il 61% rispetto al magro 52% raccolto pochi giorni fa. Si tratta di una situazione senza precedenti anche in termini di una maggioranza politica molto ampia, ma fragile, che va dall’ECR ai Verdi, senza che nessun partito la sostenga al 100%, nemmeno il proprio partito, il PPE.
In passato le maggioranze venivano costruite o dal PPE e dal S&D (una sorta di “Big Koalition”), oppure con l’aggiunta del gruppo centrista Renew. Queste coalizioni iniziali tra un numero relativamente piccolo di partiti assicuravano una cooperazione costante e una qualche forma di prevedibilità nel processo legislativo, perché anche se i partiti al governo erano in disaccordo su alcune questioni, facevano parte di un accordo iniziale. L’approvazione di questa commissione da parte di una ristretta maggioranza politica e il chiaro desiderio di alcuni politici come Manfred Weber di costruire coalizioni alternative con la destra e l’estrema destra su determinate questioni dovrebbero teoricamente dare più potere all’amministrazione. I burocrati permanenti della Commissione europea avranno ora più potere? Ciò avverrebbe paradossalmente in un momento in cui gli elettori hanno chiaramente espresso un gusto più forte per i partiti anti-establishment.
L’impatto degli eurodeputati dipenderà essenzialmente dalla qualità dei politici per i quali abbiamo votato
Max Viskanic
Di solito, quando la politica è instabile, la burocrazia fatica a farcela. Basta guardare l’esempio del Belgio, con più di 170 giorni senza governo, anche se con gli stessi ministri senza autorità politica. In questo caso, in nome dell’“apoliticismo” (se esiste), i burocrati sono in grado di prendere le decisioni che ritengono opportune, dato che non esiste una direzione politica chiara. A Bruxelles i capi unità di diversi servizi della Commissione si stanno fregando le mani pensando ai progetti concreti da presentare e a come piegare tutte le maggioranze affinché approvino quasi intatte le proposte della Commissione. Ma sarà davvero così? Sì e no, dipenderà dalla qualità degli eurodeputati.
I parlamentari “deboli” probabilmente si atterranno alla linea del partito che, se i presidenti dei gruppi saranno d’accordo, porterà a grandi maggioranze, soprattutto su questioni non problematiche. Allo stesso tempo, la ristretta maggioranza di molti partiti consentirà ai parlamentari “forti” di costruire coalizioni volubili e mutevoli, a volte basate su interessi nazionali piuttosto che di partito. Poiché ogni voto conta, un abile eurodeputato potrebbe avere un impatto considerevole che non avrebbe avuto con una maggioranza stabile. Il fatto che anche molti partiti abbiano votato contro la Commissione renderà più facile la formazione di coalizioni “negative”, con gli eurodeputati in grado di unirsi contro le proposte molto forti e politicizzate della Commissione.
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Pertanto, per quanto strano possa sembrare, la Commissione von der Leyen II sarà sia quella più politica sia quella in cui i burocrati avranno più potere. L’impatto degli eurodeputati dipenderà essenzialmente dalla qualità dei politici per i quali abbiamo votato. Questo è un punto un po’ allarmante, ma che fa riflettere noi elettori.
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