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I media modificano i flussi di capitale internazionali

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Il lavoro accademico dimostra per la prima volta come le narrazioni dei media siano in grado di influenzare le tendenze del mercato.

Le elezioni presidenziali americane hanno evidenziato il divario tra la realtà politica americana e la narrazione mediatica europea. Per narrazione intendiamo un’interpretazione di eventi storici attraverso un racconto. La domanda qui è se i pregiudizi dei media locali nella loro presentazione della realtà economica possano modificare le scelte degli investitori.

Il premio Nobel Robert Shiller, famoso autore di “Irrational Exuberance” e analista delle “menti animali”, è già stato pioniere nel lavoro in questo campo pubblicando “Narrative Economics” nel 2017. Oggi, per la prima volta, il lavoro accademico dimostra che i media La narrativa influenza effettivamente in modo significativo gli investimenti istituzionali, anche dopo aver adeguato i fondamentali economici. Lo studio è intitolato “Beyond the Fundamentals: How Media-Driven Narratives Influence Cross-Border Capital Flows”, di Isha Agarwal, Wentong Chen ed Eswar S. Prasad (pubblicato da NBER Working Paper n. 33159, novembre 2024).

“Questo lavoro empirico analizza la narrativa utilizzata in 1,5 milioni di articoli di stampa pubblicati in 15 paesi”

Questo lavoro empirico analizza la narrazione utilizzando il linguaggio naturale in 1,5 milioni di articoli di stampa pubblicati in 15 paesi in un mercato in cui l’informazione è relativamente opaca, vale a dire la Cina. La ricerca di informazioni sulla Cina è infatti complicata e costosa sia per il pubblico che per gli investitori istituzionali.

La difficoltà di seguire le notizie economiche cinesi è diventata più complicata di recente e le ultime tendenze non sono favorevoli. Lo conferma uno studio del Mercator Institute for China Studies, che è il più grande istituto europeo per l’analisi della Cina, con circa 20 ricercatori. “Ottenere digitalmente informazioni cruciali sulla Cina è in pericolo”, scrive. L’autore aggiunge: “Poiché il governo è sempre meno disposto a condividere informazioni con il pubblico, chiede anche ai fornitori di dati di terze parti di applicare restrizioni sull’accesso straniero”. E ha aggiunto: “Sebbene le frontiere siano state riaperte dopo la pandemia, la sfera dell’informazione non vedrà una riapertura completa”.

Il peso delle cattive notizie

L’elenco dei media utilizzati dalla ricerca pubblicata dal NBER comprende i principali giornali americani, britannici (senza il FT), indiani, singaporesi o sudafricani, ma sono tutti in inglese. Nessuna traccia di media dall’Europa continentale o dal Giappone. Per quanto riguarda gli investimenti istituzionali gli autori utilizzano i dati relativi ai fondi d’investimento della società Morningstar.

“L’influenza della narrativa mediatica è tanto più marcata quando gli investitori hanno meno familiarità con la Cina”.

L’influenza della narrativa mediatica è tanto più marcata quando gli investitori hanno meno familiarità con la Cina o non hanno un accesso privilegiato.

In un mercato mediatico caratterizzato da significativi pregiudizi politici, gli autori rivelano che “le narrazioni politiche e ambientali influenzano i flussi tanto, se non di più, delle narrazioni economiche, suggerendo che il valore marginale delle narrazioni aumenta quando le informazioni affidabili sul mercato sono rare.

Gli autori dimostrano anche un’asimmetria nella reazione degli investitori. Gli investitori istituzionali reagiscono più alle cattive notizie che alle informazioni positive sulla Cina.

Per gli investitori, questa ricerca originale apre la strada al miglioramento delle strategie di investimento evitando un’eccessiva dipendenza dai media locali prima di investire in un particolare mercato. Gli autori suggeriscono di ridurre la distorsione dei media rispetto ai luoghi di origine degli investitori, ad esempio traducendo le informazioni dal paese di destinazione.

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