Il primo turno delle elezioni presidenziali rumene è un vero terremoto politico: il candidato indipendente Călin Georgescu, già membro del partito nazionalista radicale AUR, è arrivato primo (22,94%), mentre i sondaggi lo davano ben al di sotto del 10%. Anche se dovrebbe dominare queste elezioni, il primo ministro Marcel Ciolacu viene sconfessato (in terza posizione con il 19,15%) e, dal canto suo, il leader nazionalista George Simion, noto per le sue uscite magiarofobiche, finisce quarto (13,86%). I sondaggi però lo vedevano al secondo turno contro Ciolacu, ma alla fine sarà la progressista liberale Elena Lasconi del partito USR (19,18%) ad affrontare Georgescu-Roegen.
La stampa occidentale, che descrive queste elezioni come una lotta tra “filoeuropei” e “filorussi”, è totalmente impotente di fronte a questa sorpresa rumena. Domenica sera ha cominciato addirittura a scrivere didascalie” Ciolacu, il socialdemocratico europeista in testa »sulla base dei sondaggi emersi dalle urne. La serata si è poi presa la mano e ha fatto sprofondare i media mainstream in un lungo silenzio, segno di grande imbarazzo e di totale incomprensione della posta in gioco in queste elezioni e nella società politica rumena.
Il profondo fallimento dell’establishment romeno
Innanzitutto Marcel Ciolacu non è il bonario socialdemocratico che la gente vorrebbe presentarci. L’elettorato del PSD è infatti in gran parte rurale e poco urbano. Le truppe di questa “sinistra filoeuropea” sono quindi molto riluttanti ad accettare l’agenda sveglia della Commissione Europea. Se gli editorialisti francesi e dell’Europa occidentale guardassero alla sociologia di questo elettorato, la parola “reazionario” non sarebbe lontana. Questa “socialdemocrazia rumena” è davvero mille miglia da ciò che le élite occidentali dei centri urbani possono immaginare.
Ma il PSD ormai è fuori dai giochi, così come il PNL dell'attuale presidente Klaus Iioannis (il suo candidato è arrivato all'8,79%). L'establishment romeno – evidentemente – soffre di un profondo fallimento, anche se questo sabato si svolgeranno le elezioni legislative che potrebbero consentire di limitare i danni nella corsa alla formazione di un nuovo governo. La politica estera e di difesa, invece, è nelle mani del presidente, e su questo punto i risultati del primo turno rappresentano infatti una vera e propria rottura con la politica finora perseguita da Bucarest.
Una Romania più critica nei confronti della NATO e dell’UE?
Klaus Ioannis ha infatti sostenuto il sostegno all’Ucraina e una linea che non potrebbe essere più fedele alla NATO e ai suoi collegamenti a Bruxelles. Se il secondo turno non si è ancora giocato, i risultati del primo sono davvero un colpo di fulmine per questa Romania presentata come la perfetta allieva del campo occidentale. Călin Georgescu ha infatti condotto una campagna (principalmente su TikTok) con slogan allegramente critici nei confronti della NATO e dell’UE, deviando chiaramente dalla linea e dalla narrativa occidentale dominante sull’Ucraina.
L'USR è un partito dei centri urbani, e dal punto di vista della sociologia politica il trasferimento dei voti dal PSD a Lasconi sembra piuttosto difficile. Georgescu-Roegen è anche un paladino del nazionalismo rumeno più radicale. Il suo clamoroso arrivo nel panorama romeno non solleva solo interrogativi sul piano della politica estera romana ma anche interrogativi sul piano interno, in particolare in relazione alla minoranza ungherese in Romania, anche se per il momento non gli è dato dichiarazioni anti-ungheresi, che sono state per lungo tempo il mestiere del suo ex partito AUR. Il candidato della minoranza ungherese si attesta al 4,5% e intende incidere al termine delle elezioni legislative di sabato per la formazione del nuovo governo. La partita per queste elezioni legislative è ormai completamente aperta.
Il successo di Georgescu-Roegen: l'opposizione al wokismo dell'UE
Una cosa è certa, però: Georgescu-Roegen è stato ampiamente ignorato dall’establishment mediatico rumeno. Secondo i sondaggi al sesto posto, non gli è stato riconosciuto alcun merito e non è stato nemmeno invitato al dibattito tra i candidati organizzato dal canale rumeno Digi 24 e un'università. Nel frattempo, la stampa occidentale è intrappolata nel suo discorso “filoeuropeo contro filorusso”, ignorando completamente i veri motivi di queste elezioni e la comprensione del sistema politico rumeno fatto di apparenze e finzioni, e di una società in realtà per lo più contraria alla l’agenda sveglia di Bruxelles, anche all’interno della sua diaspora stabilita nell’Europa occidentale.
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