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Etichettatura alimentare: i consumatori sono “persi” e ingannati, sottolinea la Corte dei conti europea – 26/11/2024 alle 10:14

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(AFP/LOIC VENANCE)

A causa della mancanza di armonizzazione tra i paesi europei, esistono centinaia di sistemi di etichettatura e loghi diversi, sottolinea la Corte con sede a Lussemburgo.

“Il consumatore è semplicemente perduto”. La giungla dell’etichettatura alimentare nell’Unione Europea

inganna i consumatori,

denuncia la Corte dei conti europea, in un rapporto pubblicato lunedì 25 novembre in cui si evidenzia

“preoccupanti lacune legislative”.

“Gli alimenti sono descritti come ‘freschi, puliti, naturali o verdi’ – tutti

termini non regolamentati

che può dare l’impressione che i prodotti siano più sani o più rispettosi dell’ambiente di quanto non siano in realtà”, si rammarica Keit Pentus-Rosimannus, incaricato di questo audit presso la Corte. I 450 milioni di consumatori europei si ritrovano

esposti a messaggi che sono “deliberatamente o meno, fuorvianti”.

In assenza di armonizzazione tra i paesi europei, c’è

centinaia di sistemi di etichettatura e loghi diversi,

sottolinea la Corte con sede a Lussemburgo. Il rapporto critica quindi la coesistenza all’interno dell’UE di

diverse etichette nutrizionali

– “Nutri-score” (Germania, Belgio, Francia, Lussemburgo e Paesi Bassi), “Keyhole” (Danimarca, Lituania, Svezia), “NutrInform Battery” in Italia e un “simbolo del cuore” in Finlandia. Ciò “porta all’effetto esattamente opposto a quello ricercato:

seminare confusione anziché informare

e riguardo alla guida”, si lamentava Keit Pentus-Rosimannus.

Sanzioni “non sempre dissuasive”

In termini di etichettatura, una serie di norme europee prevedono attualmente il

menzione delle informazioni essenziali

sui prodotti alimentari. Ma i controlli degli Stati membri sono insufficienti, secondo il rapporto, e le sanzioni “non sempre dissuasive”. La Corte si rammarica di ciò

complessità dei sistemi di controllo,

ad esempio in Belgio con due autorità competenti a livello federale e tre a livello regionale.

Il rapporto deplora inoltre il fatto che le norme europee consentano di elogiare sulle confezioni le virtù di un prodotto come “ricco di vitamina C” o “di fibre”, anche quando contiene

alto contenuto di grassi e zuccheri.

L’audit esamina anche i cosiddetti prodotti vegetali “botanici”, deplorando che lo siano i consumatori

“esposto ad accuse infondate

su una valutazione scientifica”. In assenza di un elenco europeo sugli effetti positivi o non positivi di questi prodotti per la salute, gli Stati membri hanno il proprio approccio, con

promesse “potenzialmente fuorvianti”.

sulla confezione. Il rapporto menziona un prodotto a base di ginseng, sostenendo di promuovere “il tono muscolare e il recupero”.

Una “scioccante mancanza di volontà politica”

La Corte rileva infine “l’assenza di norme europee in materia

etichette vegetariane e vegane”,

non definito nella legislazione dell’UE. L’audit ha coperto un periodo dal 2011 al 2023, con la Commissione europea e le autorità di tre paesi, Belgio, Italia e Lituania, per analizzare diverse tipologie di etichettatura rispettando un “equilibrio geografico” all’interno dell’UE.

Durante i lavori hanno ascoltato i giudici dell’organizzazione europea per la difesa dei consumatori Foodwatch

“Sconcertante” la “mancanza di volontà politica”.

delle istituzioni europee” sull’armonizzazione dell’etichettatura. Secondo la ONG,

“Nutri-Score dovrebbe essere il logo nutrizionale obbligatorio

sulla parte anteriore della confezione in tutta Europa.

Sensibili, queste domande sull’etichettatura

spesso dividono i 27.

Alcuni stati come la Germania o la Francia stanno spingendo, ad esempio, per estendere l’obbligo di menzionare l’origine degli alimenti a più prodotti, oltre al miele, all’olio d’oliva, alla carne fresca, alle uova, alla frutta e alla verdura fresca… Ma altri lo fanno opposto ad esso

temendo le conseguenze

per i propri settori produttivi.

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