A seguito di una nuova epidemia di violenza tra bande, più di 40.000 persone sono state sfollate in dieci giorni a Port-au-Prince, Haiti, ha annunciato lunedì 25 novembre l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM). Secondo l’agenzia Onu si tratta della peggiore ondata di sfollamenti degli ultimi due anni. In totale, più di 700.000 persone sono sfollate in questo povero paese caraibico che conta più di 11 milioni di abitanti.
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Tra l'11 e il 20 novembre, 40.965 persone hanno dovuto lasciare le proprie case nella metropoli di Port-au-Prince a causa delle violenze. Alcuni sono stati costretti a fuggire per la seconda o addirittura terza volta, ha affermato l’OIM.
“Questa crisi non è solo una sfida umanitaria. È una prova della nostra responsabilità collettiva”ha commentato Grégoire Goodstein, capo dell'OIM per Haiti, in un comunicato stampa. evidenziando la difficoltà per le squadre delle Nazioni Unite di svolgere la propria missione in queste condizioni di insicurezza.
Omicidi e rapimenti
Haiti soffre da decenni di instabilità politica cronica e di una crisi di sicurezza legata alla presenza di bande armate accusate di omicidi, rapimenti e violenze sessuali su larga scala.
Da due settimane, Port-au-Prince e le comunità vicine stanno affrontando una nuova esplosione di violenza alimentata da Viv Ansanm (Vivere Insieme), un'alleanza di bande formata a febbraio e riuscita a rovesciare l'allora primo ministro, Ariel Henry.
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