Il tavolino è allestito in un angolo discreto della gigantesca sala della radio pubblica slovacca RTVS, un’imponente piramide rovesciata costruita durante l’era comunista nel cuore di Bratislava. Una semplice candela, una rosa rossa e un nastro bianco con la scritta “ultimi addii”. “Indossiamo questo nastro per sostenere la RTVS come lo conosciamo»spiega il messaggio appeso su questo piccolo altare improvvisato alla perduta indipendenza della radiotelevisione slovacca.
“Non siamo molto ottimisti, vero? »dice Kristina Chrenkova, 35 anni, reporter da dieci anni nel dipartimento degli affari internazionali. “Abbiamo provato a fare qualcosa, ma dobbiamo riconoscere che il destino della nostra istituzione è ormai irreversibile”, si rammarica di questa bruna alta con gli occhiali dallo sguardo triste. Mercoledì 26 giugno, mancano solo pochi giorni all’entrata in vigore, lunedì 1, della riforma della radiodiffusione pubblica slovacca, appena adottata di gran carriera dalla maggioranza nazional-populista del primo ministro Robert Fico.È Luglio.
L’attuale direttore, che verrà licenziato immediatamente, sta già facendo le valigie. Il suo sostituto sarà nominato da un nuovo comitato guidato dal governo. MMe Chrenkova, che conserva in un angolo del suo ufficio i suoi cartelli di cartone che annunciano “Media liberi = Paese felice”vestigia delle manifestazioni delle ultime settimane, non si fa molte illusioni.
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“Diversi colleghi hanno già iniziato ad andarsene, ma non ho un piano B”preoccupa questo leader del movimento, che ha notato che alcuni membri della maggioranza hanno già fatto i nomi dei giornalisti che sognano di licenziare. “Nemmeno Orban si è mosso così velocemente verso l’Ungheria. »
Atmosfera generale di spurgo
All’esterno, le istituzioni di questo paese dell’Europa centrale che conta 5,5 milioni di abitanti stanno infatti crollando una dopo l’altra sotto i colpi sferrati a perdifiato dal potere. Nei media pubblici ma anche privati, ministeri, musei, giustizia e polizia, dipendenti e funzionari scomodi vengono licenziati a decine, in un clima di epurazione generale che in soli nove mesi ha trasformato profondamente il Paese.
Ritornato al potere nell’ottobre 2023, dopo aver trascorso tre anni all’opposizione ed aver sfiorato il carcere per un caso di corruzione finalmente archiviato, Robert Fico, 59 anni, ex comunista divenuto socialdemocratico e poi nazionalista, sta conducendo una vasta politica di vendetta contro un intero settore delle élite del suo paese, con l’aiuto dei suoi alleati di coalizione del Partito nazionale slovacco (SNS), un partito di estrema destra filo-russo e incline alla cospirazione.
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