Boris Mabillard
inviato speciale a Kursk
Pubblicato il 22 novembre 2024 alle 06:54. / Modificato il 22 novembre 2024 alle 07:06.
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Quasi 10.000 soldati nordcoreani verrebbero inviati a rinforzare l'esercito russo nella regione di Kursk, dove le forze di Kiev hanno ottenuto una svolta lo scorso agosto.
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Per evitare perdite di soldati, lo stato maggiore ucraino sta studiando la possibilità di un ritiro.
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Nei negoziati che il gabinetto del futuro presidente americano, Donald Trump, potrebbe avviare, ogni territorio conquistato avrà un peso notevole. Gli sforzi vengono raddoppiati da entrambe le parti.
Seduti al buio, sotto il telone del camion fermo, una mezza dozzina di soldati tengono gli occhi incollati agli stivali e al calcio dei fucili come ipnotizzati. Stanno tornando dall'oblast di Kursk, in Russia, dove lo scorso agosto le forze ucraine hanno ottenuto una svolta formidabile. La piccola truppa attende nel villaggio di Pysarivka, a una decina di chilometri dalla Russia, ordini che tardano ad arrivare: partiranno per una nuova missione o potranno fermarsi qualche ora a dormire e mangiare, al rifugio, prima di ritornarci? Le informazioni raccolte dai servizi segreti ucraini e dai loro omologhi europei e americani annunciavano l'arrivo dei soldati nordcoreani inviati come rinforzi. Sul fronte ne parlano tutti: i nordcoreani sono già al lavoro. Ma nessuno nell'unità li ha visti dal vivo. Nessuno sa nemmeno quanto valgano questi ausiliari: truppe scarsamente addestrate destinate a fungere da carne da cannone o forze d'élite ben equipaggiate?
“Resta da vedere”, risponde Leonid, il comandante del gruppo, che teme soprattutto che questi ausiliari aumentino la superiorità numerica del nemico. Gli assalti russi sono raddoppiati e minacciano di rompere le linee ucraine sul territorio russo. L'operazione di Kursk potrebbe concludersi con una ritirata tattica per risparmiare la vita dei soldati. Esiste un piano e i preparativi per questa possibile ridistribuzione sono già iniziati.
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