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Al G20 di Rio, il grande disaccordo tra l'Occidente e gli Stati emergenti del Sud

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I leader del G20, nel primo giorno del vertice organizzato a Rio de Janeiro (Brasile), il 18 novembre 2024. In terza fila, secondo da destra, Sergei Lavrov, capo della diplomazia russa. LUDOVIC MARIN/AFP

In ultima fila e tutti sorrisi. Una “foto di famiglia” ha avuto luogo il primo giorno del vertice del G20, lunedì 18 novembre a Rio de Janeiro (Brasile), alla presenza di Sergei Lavrov, capo della diplomazia russa.

Per due anni e dopo l'invasione dell'Ucraina da parte di Mosca, i leader delle venti principali economie del pianeta hanno evitato di presentarsi in compagnia del rappresentante di Vladimir Putin. Questa volta la presidenza brasiliana ha usato un sotterfugio per riunire tutti, non sotto la bandiera ufficiale del G20, ma in nome dell'Alleanza contro la Fame, la principale priorità del presidente Lula per l'occasione. Il presidente francese Emmanuel Macron ha addirittura approfittato del momento per stringere la mano, senza rivolgergli la parola, al capo della diplomazia russa. Per la cronaca, martedì è stata scattata una seconda foto, questa volta senza Sergei Lavrov, ma con il presidente americano Joe Biden, arrestato il giorno prima.

Il presidente Lula avrà fatto di tutto per evitare uno scontro sull'Ucraina, per non allargare ulteriormente il divario, ogni giorno più profondo man mano che il conflitto volge a vantaggio di Mosca, tra l'Occidente e gli Stati emergenti del Sud, Cina in testa. Durante la seduta, lunedì non ha esitato a interrompere – “brutalmente” secondo un funzionario europeo –, i dibattiti sul progetto di conclusioni. Ma in realtà la guerra ha continuato a pesare sui dibattiti, sia che si tratti dei rischi di incendio in Medio Oriente, ma soprattutto del conflitto tra Mosca e Kiev.

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E per una buona ragione: prima del vertice, la Russia ha aumentato i bombardamenti contro le infrastrutture e le città ucraine. E due giorni dopo aver ottenuto il via libera da Joe Biden, l'Ucraina ha effettuato, martedì 19 novembre, i primi attacchi con missili americani contro obiettivi militari situati in territorio russo. “Considereremo questa come una nuova fase nella guerra occidentale contro la Russia e risponderemo di conseguenza”ha dichiarato in seguito il signor Lavrov. Poi ha suggerito agli alleati di Kiev di leggere “il tutto” della nuova dottrina russa, svelata la stessa mattina, per ampliare la possibilità di utilizzare armi atomiche contro uno Stato non nucleare aiutato da una potenza nucleare.

“Questo non ci dissuaderà dal sostenere l’Ucraina”ha commentato da Rio il capo del governo britannico, Keir Starmer, criticando a “Retorica irresponsabile” da Mosca. Il signor Macron ha denunciato “postura escalation” della Russia, di cui ha parlato martedì mattina durante un’intervista al presidente cinese Xi Jinping.

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