Il Tribunale dell'Unione europea è stato adito dall'art New York Times riguardo a messaggi che il presidente della Commissione europea non ha voluto comunicare. Questi testi sarebbero stati scambiati in un momento in cui l’UE ordinava miliardi di vaccini al colosso farmaceutico.
Alcuni giornalisti lo vorrebbero come un “Pfizergate”, uno scandalo su larga scala che potrebbe compromettere seriamente la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen: per il momento si tratta comunque solo di un'udienza davanti al Tribunale dell’Unione Europea, che si terrà questo venerdì 15 novembre a partire dalle ore 9:30 presso il Palazzo di Giustizia Europea del Lussemburgo. Il caso vede coinvolto un giornalista di New York TimesMatina Stevis-Gridneff, ex corrispondente del quotidiano americano a Bruxelles, e la Commissione. La questione è se quest'ultimo avesse o meno l'obbligo di comunicare, su richiesta del giornalista, eventuali SMS scambiati tra il presidente e l'amministratore delegato della Pfizer, Albert Bourla.
Tutto risale a un articolo della giornalista Ursula von der Leyen, pubblicato sul New York Times nell’aprile 2021: la giornalista ha affermato che il presidente della Commissione europea aveva scambiato tramite SMS con Albert Bourla mentre stava negoziando, per conto degli Stati membri, un ordine record di 1,8 miliardi di dosi di vaccino contro il Covid-19. Dopo la pubblicazione dell'articolo, un altro giornalista ha chiesto alla Commissione di produrre questi famosi SMS, ritenendo che costituissero documenti amministrativi soggetti alla normativa europea che garantisce la trasparenza delle decisioni e l'accesso dei cittadini ai documenti ufficiali dell'Unione europea. Il tutto in un contesto di sospetti di conflitto di interessi, in un contesto incandescente in cui la politica europea di acquisto dei vaccini è stata oggetto di numerose controversie e speculazioni.
Ma la Commissione ha rifiutato di accettarlo, ritenendo da un lato che non aveva traccia di questi SMS e, dall’altro, che non si tratta di documenti ufficiali ma di “conversazioni effimere” di cui né il Presidente né la Commissione sono tenuti archiviare, e ancor meno comunicare – anche se, quindi, non si tratterebbe di un semplice messaggio di Ursula von der Leyen alla nipote per augurarle buon compleanno, ma tanti sms con il capo di un gruppo al quale l'Unione Europea si preparava a consegnare un ordine del valore di diversi miliardi di dollari.
Questa richiesta è stata però appoggiata dalla mediatrice dell'Unione Europea, Emily O'Reilly, nel gennaio 2022, contattata dalla stampa scontenta del rifiuto della Commissione: “Non è stato fatto alcun tentativo di identificare se gli SMS in questione esistessero. Questo modo di agire non soddisfa le aspettative in termini di trasparenza e di standard amministrativi all'interno della Commissione», ha dichiarato il mediatore in un comunicato stampa, considerato ciò “se l'SMS [des dirigeants européens] riguardano le politiche e le decisioni dell’UE, devono essere trattati come documenti dell’UE. Ha poi chiesto al gabinetto di Ursula von der Leyen di guardare un po’ meglio. Senza successo: ancora una volta la Commissione ha lasciato i giornalisti a mani vuote. La commissaria alla trasparenza, Věra Jourová, ha risposto che la ricerca di questi messaggi di testo “non ha dato alcun risultato».
Una mancanza di trasparenza già sottolineata
È dunque questo rifiuto di comunicare gli SMS (veri o presunti, poiché la difesa della Commissione consiste in parte nel sostenere che nulla ne prova l'esistenza) che New York Times ha adito le vie legali, con ricorso depositato dinanzi al Tribunale dell'Unione Europea il 25 gennaio 2023. Il suo avvocato, l'olandese Bondine Kloostra, sostiene con diverse argomentazioni giuridiche che così facendo la Commissione ha violato la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea. Dietro le memorie che i due partiti produrranno questo venerdì, la questione dibattuta sarà quindi sapere quali documenti rientrano esattamente nell'obbligo imposto dal regolamento del 2001 di comunicare i documenti delle diverse istituzioni europee: Parlamento, Consiglio, Commissione.
Un'eventuale condanna della Commissione potrebbe avere l'effetto, non solo di costringere Ursula von der Leyen a tornare un po' più scrupolosamente nei suoi archivi SMS per cercare i famosi testi, ma soprattutto di creare un precedente sull'applicazione delle regole di trasparenza rivolgendosi ai vertici delle varie istituzioni europee.
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Questo non è l’unico caso portato davanti al sistema giudiziario dell’UE che indica una possibile mancanza di trasparenza riguardo a questi famosi acquisti di vaccini. Nel luglio 2024, la giustizia europea ha condannato in primo grado la Commissione, questa volta per la sua mancanza di trasparenza sui contratti di acquisto di vaccini conclusi con le case farmaceutiche, che erano stati comunicati solo con mala grazia e di nascosto. Questi contratti contengono informazioni importanti – a cominciare da il loro importo. La Commissione ha presentato ricorso contro la sentenza e il caso tornerà alla Corte di giustizia dell'Unione europea.
Quanto a Ursula von der Leyen, lei stessa conosce queste procedure poiché era già stata interrogata in Germania nel 2020 da una commissione d'inchiesta del Bundestag: i parlamentari le avevano già chiesto di produrre scambi di SMS, questa volta con i vertici di un'organizzazione di consulenza con cui il suo ministero aveva firmato un contratto da 200 milioni di euro. Ma anche in questo caso, lo sfortunato ministro della Difesa tedesco aveva “smarrito” gli SMS in questione, sostenendo che erano stati cancellati dal suo telefono professionale quando lo aveva restituito al ministero prima di volare a Bruxelles per l’incontro del suo destino europeo. Nessuna fortuna…
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