La prima settimana di audizioni, tuttavia, è stata relativamente tranquilla. Diciannove candidati, tra cui la belga Hadja Lahbib, hanno ricevuto il via libera dalle commissioni parlamentari competenti. L’ungherese Varhelyi è l’unico rimasto davanti al semaforo arancione, la sua valutazione è stata rinviata. Ma il nervosismo si è diffuso tra le file parlamentari martedì, il giorno (e la sera) degli esami orali dei tre vicepresidenti esecutivi della Commissione.
I gruppi politici proteggono i “loro”
Per capirlo dobbiamo guardare al pedigree politico dei “VP”. Il finlandese Henna Virkunnen (Sovranità tecnologica, sicurezza e democrazia) è membro del Partito popolare europeo (PPE di destra e centrodestra), forza trainante della Camera. La spagnola Teresa Ribera (Transizione pulita, equa e competitiva), designata numero 2 della presidente von der Leyen (deputata del PPE), appartiene alla famiglia dei Socialisti e Democratici (S&D), così come la rumena Roxana Mînzatu ( Persone, competenze, Preparazione). L’estone Kaja Kallas, futuro capo della diplomazia europea, e il francese Stéphane Séjourné (Prosperità e Strategia industriale) portano l’etichetta Renew (liberali e centristi). L’italiano Raffaele Fitto (Coesione e Riforme) proviene dalle fila dei conservatori e riformisti europei (ECR, destra ed estrema destra).
Divenne presto chiaro che le considerazioni politiche contavano tanto, se non di più, della valutazione dei singoli casi. I commissari designati furono riuniti in un “pacchetto” con parti inseparabili, pena esplosione. Vista l’incapacità dei gruppi politici di mettersi d’accordo su detto pacchetto”la situazione è completamente bloccata”sospirano diverse fonti parlamentari. E nessuno può dire quando verrà sbloccato.
Accuse reciproche
“Non sono io, è l’altro”. Il PPE accusa i S&D di essere ostruzionistici, opponendosi alla candidatura di Varhelyi e volendo privare Raffaele Fitto, nominato dal primo ministro post-fascista Giorgia Meloni, della sua carica di vicepresidente. La destra, dal canto suo, ha colpito duramente Teresa Ribera, particolarmente presa di mira dagli eurodeputati spagnoli del Partido Popular che hanno accusato l’attuale ministro Pedro Sanchez di essere responsabile del terribile bilancio delle inondazioni di Valencia. Il PPE aggiunge inoltre di non essere stata convinta durante l’audizione. “Von der Leyen deve chiedere a Sanchez di mandare qualcun altro”.affetta un DPI. Il tedesco Pieter Liese giudica che lo spagnolo no”riconosciuto i segni dei tempi” e si è comportato, secondo lui, durante la sua movimentata udienza.come se non ci fosse crisi economica, né guerra e come se la maggioranza parlamentare non fosse cambiata”. Nel nuovo emiciclo il Ppe è essenziale e tutto il campo di destra è più esteso, anche agli estremi, rispetto al passato.
Al Parlamento europeo la maggioranza von der Leyen inciampa nel cordone sanitario
I socialisti sono furiosi. A suo parere i conservatori, attaccando in questo modo Teresa Ribera, mettono in pericolo la “maggioranza von der Leyen” informale (PPE, S&D, Renew, con il sostegno dei Verdi) che aveva sostenuto, a luglio, il rinnovamento del partito tedesco presiedere la Commissione per un secondo mandato. Nel gruppo S&D, come in altri gruppi progressisti, il PPE viene criticato per non aver esitato, fin dalla legislatura, a formare “maggioranze alternative” con gruppi situati alla sua destra, anche estremi, tra cui l’ECR. “In gioco c’è il voto sul collegio dei commissari”avvertono i socialisti. I copresidenti verdi Terry Reintke e Bas Eickhout sono sulla stessa linea. Accusano Manfred Weber, leader del Ppe di praticare”Giochi politici miopi e irresponsabili che mettono in pericolo la maggioranza europeista”sostenendo segretamente Raffaele Fitto.
Entra in gioco Ursula von der Leyen
Senza nominare nessuno, Valérie Hayer, presidente del gruppo Renew, ha denunciato “azioni irresponsabili delle forze politiche” che bloccano il percorso verso una soluzione. “Il contenuto è stato dirottato da giochi e interessi politici”si è lamentata la francese, invitando tutti a tornare al tavolo per trovare un accordo. Il gruppo ECR, dal canto suo, si guarda bene dal commentare.
Consapevole della gravità della situazione, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha preso l’iniziativa di riunire Manfred Weber e il capo del gruppo S&D Iraxte Perez e Valérie Hayer per disinnescare la situazione. L’incontro si è concluso senza alcun risultato. Probabilmente non sarà questa settimana, precisano diverse fonti vicine alle discussioni. “È andato molto in alto [mardi]la pressione deve scendere di nuovo.”sussurra uno di loro.
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