Dopo le elezioni, le rivelazioni. Venerdì 8 novembre le autorità giudiziarie americane hanno reso noto di aver accusato a “agente dell’Iran” accusato di aver ricevuto ordine da Teheran di organizzare piani di assassinio negli Stati Uniti. Tra questi obiettivi ci sarebbe quindi l’ex e futuro presidente degli Stati Uniti. L’Iran nega queste accuse.
Farhad Shakeri, afgano di 51 anni che risiede in Iran dopo aver scontato quattordici anni di carcere negli Stati Uniti per rapina, è accusato di aver reclutato criminali comuni per conto delle Guardie Rivoluzionarie, l’esercito ideologico della Repubblica Islamica, secondo i documenti del tribunale. “Pochi attori al mondo rappresentano una minaccia così seria per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti come l’Iranha dichiarato il procuratore generale della giustizia Merrick Garland in una nota. Questo agente del regime iraniano è stato accusato di guidare una rete di complici criminali per portare a termine i piani di assassinio dell’Iran contro i suoi obiettivi, incluso il presidente eletto Donald Trump”.
Rese pubbliche tre giorni dopo le elezioni presidenziali vinte dal miliardario repubblicano, queste accuse sono state respinte dalla diplomazia iraniana che le descrive, non a caso, come “totalmente infondato”.
Venger Qassem Soleimani
Le conclusioni della giustizia americana si basano su conversazioni telefoniche tra agenti della polizia federale americana (FBI) e Farhad Shakeri, che volevano così ottenere una riduzione di pena per una persona detenuta negli Stati Uniti, secondo l’accusa. Nel corso di questi colloqui, svoltisi tra il 30 settembre e giovedì, egli ha in particolare affermato di aver ricevuto istruzioni in settembre da un alto funzionario delle Guardie Rivoluzionarie di “concentrarsi sulla sorveglianza e, in definitiva, sull’assassinio dell’ex presidente Donald Trump”.
Questo funzionario gli avrebbe chiesto il 7 ottobre di presentargli entro sette giorni un piano di assassinio, spiegandogli che oltre tale termine il progetto sarebbe stato rinviato a dopo le elezioni del 5 novembre, dato che Donald Trump lo avrebbe perso quindi sarà più facile individuarlo in seguito. La Repubblica islamica cova da anni il desiderio di vendicare la morte del generale della Guardia rivoluzionaria Qassem Soleimani, ucciso il 3 gennaio 2020 in Iraq in un attacco con droni ordinato da Donald Trump durante il suo primo mandato, ricorda il Ministero della Difesa e della Giustizia.
Masih Alinejad, il bersaglio “numero 1”.
Giovedì sono stati arrestati anche due americani, Carlisle Rivera, 49 anni, e Jonathon Loadholt, 36 anni, entrambi residenti a New York City, e accusati di aver pianificato l’assassinio di un giornalista nativo americano iraniano, molto critico nei confronti della Repubblica islamica. Quest’ultimo, identificato come “vittima numero 1”non viene nominato per nome ma descritto come già bersaglio di tentativi di omicidio o rapimento sponsorizzati da Teheran, che corrisponde al giornalista e dissidente iraniano-americano Masih Alinejad.
I documenti del tribunale mostrano piani per monitorare il “vittima numero 1” nel corso di una conferenza prevista per il 15 febbraio 2024 presso l’Università di Fairfield, nel Connecticut (nord-est). In un video pubblicato venerdì sui social network, Masih Alinejad conferma che è lei e che è stata una dei relatori di questa conferenza, che alla fine è stata annullata. Precisa di essere stata informata il 15 febbraio da agenti dell’FBI di a “Minaccia imminente” mirando a lei.
In ottobre, la giustizia americana ha avviato un procedimento contro quattro iraniani, tra cui un generale delle Guardie della Rivoluzione, per aver sponsorizzato un piano per assassinare Masih Alinejad a New York nel 2022. L’obiettivo non era stato identificato ma Masih Alinejad aveva già confermato che si trattava di suo.
Related News :