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Jacques-Simon Eggly critica la posizione svizzera nel conflitto

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Jacques-Simon Eggly critica la posizione svizzera nel conflitto di Gaza. L’ex consigliere nazionale liberale scrive una lettera aperta a Ignazio Cassis e ritiene che la Confederazione debba garantire il rispetto del diritto internazionale.

Nel preambolo Jacques-Simon Eggly precisa che non è la prima volta che parla della situazione a Gaza. In particolare, ha descritto l’azione di Hamas come ignominiosa riconoscendo il diritto di Israele a difendersi come stato di diritto. L’escalation di violenza nella Striscia di Gaza. soprattutto nei confronti dei civili, sono stati superati i limiti: “Ci sono azioni e bombardamenti che vanno ben oltre ciò che possiamo comprendere in tempo di guerra. Di conseguenza, il diritto internazionale e umanitario viene violato […] il fine non può sempre giustificare i mezzi”, analizza il politico.

La Svizzera ha recentemente sospeso gli aiuti finanziari all’UNWRA, l’organizzazione delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi. Per Jacques-Simon Eggly si tratta di una decisione deplorevole. “Tutte le altre organizzazioni dicono che l’UNWRA è assolutamente essenziale per aiutare i palestinesi che versano in una situazione terribile”, giustifica l’ex eletto liberale, precisando che l’infiltrazione di Hamas nell’organizzazione non rappresenta “un’infiltrazione di portata”. secondo una commissione presieduta da un ex ministro degli Esteri francese.

“La Svizzera non può essere una statua muta”

La Svizzera è garante delle Convenzioni di Ginevra. Per questo Jacques-Simon Eggly trova “incomprensibile” che il Consiglio federale e il suo capo del Dipartimento degli affari esteri non esprimano parole forti per denunciare le violazioni del diritto internazionale a Gaza.

Dobbiamo concludere che Ignazio Cassis non è all’altezza del compito? No, secondo l’opinione dell’ex politico liberale. Tuttavia, in questo conflitto sarebbe auspicabile un ripensamento: “Penso che debba essere presente un capo del Dipartimento degli Esteri. Si sa, la parola è anche al servizio dei valori. Il verbo è azione. E credo che la Svizzera abbia una parola speciale da esprimere in casi come questo. La Svizzera ha bisogno del diritto internazionale. La Svizzera non può essere una statua muta. Deve farsi portavoce dei valori che la sostengono”, conclude.

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