DayFR Italian

Le ragioni del fallimento, il 7 ottobre 2023, dell’intelligence israeliana

-

Benyamin Netanyahu è ormai alla guida del governo israeliano da più di diciassette anni complessivamente (dal 1996 al 1999, poi dal 2009 al 2021 e infine per quasi due anni).

Questa eccezionale longevità si spiega con talenti politici straordinari, serviti dal rifiuto di assumersi la minima responsabilità per i fallimenti che tuttavia sono stati numerosi a segnare una carriera così lunga.

Ciò è particolarmente vero per il crollo della sicurezza il 7 ottobre 2023, che ha lasciato una parte della popolazione israeliana indifesa di fronte alla campagna di terrore lanciata da Gaza da Hamas e dalle sue milizie alleate. Questo è il motivo per cui il Primo Ministro farà di tutto per ritardare, o addirittura impedire, l’istituzione di una commissione d’inchiesta su un tale “fiasco di sicurezza” e, quando sarà il momento, per ostacolarne il lavoro.

Leggi anche | Articolo riservato ai nostri abbonati In Israele il capo dell’intelligence militare trae insegnamento dal fiasco del 7 ottobre 2023 e si dimette

Aggiungi alle tue selezioni

Il Centro per la lotta al terrorismo (CTC) della prestigiosa accademia militare di West Point negli Stati Uniti ha tuttavia appena pubblicato uno studio ben documentato che permette di sollevare il velo sulle ragioni principali della bancarotta ancora più clamorosa di cui si vanta Israele avendo sviluppato servizi di intelligence tra i migliori al mondo.

Il pregiudizio ideologico

Secondo il CTC, a Israele mancavano non tanto le informazioni per anticipare l’assalto del 7 ottobre 2023 quanto la capacità di interpretare tali informazioni. La gerarchia politica e militare dello Stato ebraico era infatti convinta, salvo rare eccezioni, che la questione palestinese fosse stata definitivamente sepolta, nell’autunno del 2020, dagli Accordi di normalizzazione di Abraham tra Israele, da un lato, e gli Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Sudan e Marocco, dall’altro.

Questa convinzione israeliana di un’irreversibile marginalizzazione della questione palestinese aveva portato l’intelligence, nelle sue diverse componenti, a dare assoluta priorità alla minaccia proveniente dall’Iran e dai suoi collegamenti regionali, Hezbollah in primis. È quindi su questa milizia libanese che si sono concentrate la maggior parte delle risorse (questi investimenti eccessivi hanno appena permesso a Israele di assestare colpi terribili a Hezbollah e alla sua leadership dal 17 al 27 settembre, mentre ci è voluto più di un anno per il leader di Hamas , Yahya Sinouar, da uccidere a Gaza, a costo della distruzione spietata dell’intera enclave palestinese).

Un pregiudizio ideologico così convincente ha portato l’intelligence israeliana a sottovalutare la determinazione di Hamas ad passare all’offensiva. E’ evidente il parallelo a questo riguardo con il rifiuto israeliano, mezzo secolo prima, di prendere sul serio i preparativi, benché provati, per un’offensiva coordinata tra Egitto e Siria, da qui lo shock dello scoppio della guerra dello Yom Kippur, il 6 ottobre 1973. La leadership israeliana, inebriata dal trionfo della Guerra dei Sei Giorni nel giugno 1967, non poteva immaginare che gli eserciti arabi la sfidassero con un’offensiva del genere.

Ti resta il 49,48% di questo articolo da leggere. Il resto è riservato agli abbonati.

Related News :