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Catherine Mavrikakis nella terra dei berretti rossi

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Catherine Mavrikakis è nata a Chicago. Sua madre, nata in Francia, “come tanti immigrati europei della sua generazione, voleva che sua figlia fosse americana”. Ha partorito al St. Mary’s Hospital nella contea di Cook prima di tornare a Montreal due mesi dopo. La scrittrice ha visitato gli Stati Uniti per tutta la sua vita: per visitare la sua famiglia, per visitare i campus nell’ambito del suo lavoro di ricercatrice letteraria o semplicemente per scopi turistici.

Ora, aveva sognato a lungo di mantenere una vana promessa di suo padre; quella di mettersi on the road e percorrere il Paese in macchina, partendo da Montreal per dirigersi dritti verso il Pacifico, scendendo da Portland a Los Angeles, tornando via Arizona, New Mexico, Texas, poi Memphis, Nashville e Ohio.

Spinta dai suoi redattori a prendere in mano la penna in vista delle elezioni americane del 5 novembre, Catherine Mavrikakis ha colto l’occasione, realizzando il suo sogno d’infanzia, dirigendosi verso la costa occidentale americana, seguendo così le orme di grandi scrittori di strada, da Da Jack London a Cormac McCarthy, inclusi Jack Kerouac, Jim Harrison, Barbara Kingsolver e Joan Didion.

L’autore, che insegna anche letteratura all’Università di Montreal, inizia quindi il racconto Sulle strade. Uno strano viaggio da Chicago ad Alamogordoaffrontando l’ambito della letteratura di viaggio, la cui fine fu annunciata nel 2006 da Cormac McCarthy, nel suo romanzo apocalittico La strada. Per McCarthy, “tutti i percorsi reali e metaforici verso il futuro sono scomparsi”, scrive. Abbiamo finalmente finito, mi dico, con l’immaginazione americana della strada e del progresso”.

La forza dell’aneddoto

Con il suo viaggio un po’ anacronistico, in un mondo dove l’efficienza degli aerei ha da tempo soppiantato la lentezza richiesta dalle strade, Catherine Mavrikakis si propone quindi di mettere alla prova i limiti di questa immaginazione, e di vedere se i sentieri che attraversano i territori americani possono ancora tracciare una strada verso il futuro.

Attraversando i vasti spazi che collegano tra loro le città, la scrittrice sceglie di dare uno sguardo curioso e critico alle persone che incontra e ai territori che attraversa, tenendo presente le storie di conquista, deportazione, sfruttamento, promesse non mantenute e cicli di povertà che plasmano questi luoghi diversi, proprio come la loro mitologia letteraria.

Per fare questo, fa risuonare la piccola storia con quella grande, trovando nell’umano e nell’aneddoto la fonte della sua riflessione narrativa. Racconta il suo incontro con la receptionist di un hotel a Sioux Falls, nel South Dakota, che equipara il cambiamento climatico alla punizione divina, e il panico di un cameriere in un ristorante di Memphis in seguito al tentativo di assassinio di Donald Trump. Traccia un parallelo tra la canzone Nato in questo modo di Lady Gaga che risuona nell’abitacolo della sua macchina e il dibattito sull’aborto nel Wyoming. Ricorda anche le ambizioni scientifiche di Los Alamos, nella valle del Rio Grande, che rimane, a più di 80 anni dagli esperimenti nucleari del Progetto Manhattan, un enorme laboratorio fondato dal governo americano.

“L’aneddoto ha un valore sorprendente”, sottolinea l’autore, seduto attorno a un caffè a Montreal. È una chiave di lettura possibile, senza tuttavia consentire di trarre una conclusione. Gli aneddoti portano storie, ma non storia affatto. Ognuno può contestualizzarlo e ricostruirlo diversamente. L’aneddoto è di per sé letterario. »

Un futuro possibile?

Durante i suoi vagabondaggi, Catherine Mavrikakis si sofferma anche ad osservare gli spazi, rimanendo ripetutamente sorpresa dalla desolazione che trova sul suo cammino. “Ho sentito questo vuoto soprattutto nel Sud, andando da Phoenix a Dallas. Ho avuto l’impressione che non ci fossero solo tanta povertà, ma anche spazi incapaci di guardare al futuro, impantanati nelle rovine del passato. C’erano discariche, vecchi depositi, cabine fatte per scavare il petrolio che sembravano abbandonate nei campi. C’era in questi paesaggi qualcosa dell’ordine della fine. »

Rifiutando che questa finalità non porti a una rinascita, il romanziere cerca di immaginare nei movimenti caotici, sinuosi e poetici delle parole come potrebbe essere, nel 2024, la strada verso il futuro promesso dalla grande letteratura emancipatrice. Twain e Jack Kerouac in testa. “Durante quest’estate in macchina ho fatto fatica a sognare questo futuro. Prima che Kamala Harris entrasse in corsa, tutta la sinistra sembrava aver perso la speranza. Adesso, almeno, i giovani sono un po’ più mobilitati. Oggi stiamo forse assistendo alla fine di una civiltà, in meglio, forse più che in peggio. Ma a questi giovani che chiedono solo di esistere bisogna ancora contrastare questo discorso della fine, per offrire possibilità di ricostruzione. »

Sulle strade. Uno strano viaggio da Chicago ad Alamagordo

Catherine Mavrikakis, Héliotrope, Montréal, 2024, 126 pagine

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