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Massacro ed eroismo nel mio kibbutz

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Un anno fa, il peggior massacro terroristico nella storia di Israele lasciò più di mille vittime. I primi obiettivi sono stati i kibbutz (piccoli villaggi dove la proprietà è collettiva) situati vicino alla Striscia di Gaza, compreso quello di Magen dove vivevo nel 2000.

Avevo scelto di svolgere il mio soggiorno di volontariato in Israele in questo kibbutz, perché partecipava ad un’iniziativa di amicizia israelo-palestinese che ha portato a visite di abitanti di Gaza a Magen. Era il periodo in cui Hamas non controllava la Striscia di Gaza e l’Autorità Palestinese stava negoziando la pace con il governo israeliano.

Il resto lo sappiamo. Questa negoziazione è fallita. Poi, nel 2005, il primo ministro Ariel Sharon, nonostante provenisse da destra, costrinse l’evacuazione dei coloni ebrei dalla Striscia di Gaza. Una decisione coraggiosa, basata sul desiderio di fare la pace, ma che ha avuto l’effetto di rafforzare la destra radicale in Israele e di permettere ad Hamas di prendere il controllo di questo territorio. Con il fallimento del processo di pace, si è creato il contesto che ha portato agli attentati del 7 ottobre 2023.

Quando ho saputo di questi attacchi, ho capito subito che il mio kibbutz era stato preso di mira. Fortunatamente alcuni dei suoi abitanti riuscirono a difenderlo eroicamente, al punto da limitare moltissimo il numero delle vittime. Per quasi 7 ore, grazie al forte fuoco, civili israeliani e soldati fuori servizio sono riusciti a tenere i terroristi fuori dalle zone residenziali dove avrebbero voluto massacrare altri innocenti, come hanno fatto in altri kibbutz.

Questa guerra continuerà ad aver bisogno di eroi. Ma raggiungere la pace richiederà eroi di tipo diverso. Eroi capaci di scendere a compromessi reciproci e intelligenti. Così può rinascere una speranza di pace che, in fondo, 24 anni fa esisteva ancora.

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