Undici membri di un piccolo gruppo di estrema destra, chiamato i Barjols, compaiono da lunedì davanti alla Corte d’appello di Parigi, accusati di aver preparato una serie di azioni violente, tra cui un attacco contro il presidente francese Emmanuel Macron.
In primo grado, nel gennaio-febbraio 2023, tre di loro sono stati giudicati colpevoli di associazione a delinquere terroristica e un quarto di detenzione e vendita illegale di armi. Altri nove furono rilasciati. Tre dei principali imputati hanno presentato ricorso. Secondo una fonte giudiziaria, la Procura nazionale antiterrorismo (Pnat) aveva presentato ricorso contro otto delle assoluzioni.
In primo grado la difesa aveva denunciato un “fiasco legale“, E “viaggio nell’assurdità” che avrebbe pericolosamente esteso la nozione di terrorismo applicandola a “13 uomini arrabbiati” il cui unico denominatore comune sarebbe stato la “povertà sociale” e l’adesione al movimento di protesta popolare di “gilet gialli», in piena fioritura al momento in cui scoppiò questa vicenda.
Il 31 ottobre 2018 è stata aperta un’indagine sulla base di informazioni di intelligence secondo le quali un attivista di estrema destra, Jean-Pierre Bouyer, aveva pianificato di uccidere il presidente Emmanuel Macron durante le commemorazioni del centenario dell’armistizio dell’11 novembre. Segnando la fine della guerra tra Francia e Germania dal 1914 al 1918.
Putsch e attacchi alle moschee
Nel 2017 e nel 2018, su Internet, al telefono o nel corso di incontri dai toni paramilitari, i sospettati di questo gruppo, creatosi Facebooksecondo l’accusa, avrebbe anche pianificato un “putsch”, ovvero l’assassinio di migranti o attacchi contro le moschee. Tuttavia, nessuno di questi progetti è stato realizzato.
Il 6 novembre 2018, gli investigatori hanno arrestato Jean-Pierre Bouyer e tre persone. Armi e munizioni erano state sequestrate nell’abitazione del sessantenne, un ex meccanico convertitosi al taglio del legname in Gabon. Seguirono diversi altri arresti all’interno del Barjols, di cui era il numero 2.
Nel marzo 2020, Denis Collinet, fondatore del collettivo seguace della teoria cospirazionista della “grande sostituzione” (secondo la quale è in corso un processo di sostituzione della popolazione francese ed europea con una popolazione non europea), era a sua volta arrestato e denunciato.
Dopo quattro anni di indagini, l’ambito del caso si era però ridotto: l’inquadramento penale, inizialmente mantenuto, era stato abbandonato a favore del reato di associazione per delinquere finalizzata alla preparazione di atti di terrorismo, punibile con dieci anni di reclusione. .
Par Le360 (con AFP)
07/10/2024 ore 08:16
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