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Abdelmadjid Tebboune si rifiuta di andare in Francia e di “scusarsi”

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Il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune ha escluso sabato in un’intervista televisiva l’idea di una visita in Francia, che considera umiliante nel contesto delle relazioni ancora una volta molto tese tra i due paesi.

“Non andrò a Canossa”, disse Tebboune. Resa popolare dal cancelliere tedesco Bismarck alla fine del XIX secolo, l’espressione “andare a Canossa” significa andare a chiedere perdono.

Si riferisce al passo che fu costretto a compiere nell’XI secolo l’imperatore germanico Enrico IV, che si recò nella cittadina italiana di Canossa per implorare papa Gregorio VII di revocare la scomunica che lo aveva colpito.

La visita del presidente algerino, costantemente rinviata dal maggio 2023, era stata recentemente programmata tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre 2024.

Ma i rapporti tra Algeri e Parigi sono tornati gelidi dopo l’annuncio, a fine luglio, del sostegno di Parigi al piano di autonomia del Marocco per la soluzione della questione del Sahara e per la sovranità del Marocco.

Algeri ha immediatamente richiamato il suo ambasciatore e ridotto la sua rappresentanza diplomatica, mantenendo un solo incaricato d’affari.

Riferendosi alla colonizzazione francese (dal 1830 al 1962) e alla questione della memoria, il presidente algerino ha stimato che “l’Algeria è stata scelta per il grande ricambio, il vero grande ricambio”, consistente nel “cacciare la popolazione locale per riportare una popolazione europea con massacri, con un esercito genocida”.

“Non accetto bugie sull’Algeria. Avevamo una popolazione di circa quattro milioni e 132 anni dopo eravamo appena nove milioni. C’è stato un genocidio”, ha detto Tebboune.

“Chiediamo la verità storica”, ha insistito il presidente algerino, accusando una “minoranza odiosa” in Francia di bloccare qualsiasi progresso sulla questione del memoriale.

Affrontando la questione dei test nucleari francesi in Algeria, Tebboune ha detto alla Francia: “se volete che siamo amici, venite a ripulire i siti dei test nucleari”.

Tra il 1960 e il 1966, la Francia effettuò 17 test nucleari in diversi siti del Sahara algerino. I documenti declassificati nel 2013 hanno rivelato ricadute radioattive ancora significative, che si estendono dall’Africa occidentale all’Europa meridionale.

Il signor Tebboune ha menzionato anche l’accordo franco-algerino del 1968 che accorda uno status speciale agli algerini in termini di diritto di circolazione, soggiorno e lavoro in Francia. È diventato uno “stendardo dietro il quale marcia l’esercito degli estremisti” della destra francese, che cercano di abrogarlo, ha stimato.

Nel dicembre 2023, l’Assemblea nazionale francese ha respinto un testo che chiedeva alle autorità francesi di denunciare l’accordo.

Firmato nel 1968, quando la Francia aveva bisogno di aiuto per la sua economia, l’accordo esclude gli algerini dal diritto comune in materia di immigrazione. Da allora non hanno più un permesso di soggiorno in Francia ma “certificati di residenza”.

Possono stabilirsi liberamente per esercitare un’attività commerciale o una professione indipendente e hanno accesso ad un permesso di soggiorno decennale più rapidamente rispetto ai cittadini di altri Paesi.

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