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Gli elettori sono particolarmente preoccupati per la disinformazione da parte dei politici

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Siti di “notizie” false creati dalla Russia o dall’Iran, immagini generate dall’intelligenza artificiale: a un mese dalle elezioni presidenziali, gli Stati Uniti si trovano di fronte a una valanga di informazioni false sulla campagna, ma gli elettori sono particolarmente preoccupati per la disinformazione proveniente dai personaggi politici loro stessi.


Inserito alle 6:52

Analizzando l’anno 2024, “le false informazioni più diffuse sono state emanate o amplificate da un politico”, spiega all’AFP Joshua Tucker, professore alla New York University (NYU).

In uno studio pubblicato la scorsa settimana dal sito Axios, il 51% degli americani identifica nei politici che diffondono informazioni false la principale fonte di preoccupazione.

Nello stesso sondaggio, il 35% ritiene che “le società di social media non riescono a fermare la disinformazione” e che “l’intelligenza artificiale viene utilizzata per fuorviare le persone”.

Circa il 30% è preoccupato anche per la diffusione di informazioni false da parte di governi stranieri.

Era del “grande dubbio”

“Nelle elezioni precedenti c’era sempre il timore della disinformazione e dell’ingerenza dall’estero”, afferma John Gerzema, capo dell’istituto che ha condotto il sondaggio d’opinione.

“Ma qui vediamo che la principale fonte di preoccupazione è la diffusione di false informazioni da parte dei politici”, continua.

Un diluvio di immagini realistiche realizzate con l’intelligenza artificiale sui social media ha innescato quella che i ricercatori chiamano “l’era del grande dubbio”, una nuova era in cui la fiducia online è diminuita.

I crescenti timori riguardo al potere degli strumenti di intelligenza artificiale generativa hanno anche spinto i politici a creare dubbi sulle informazioni verificate.

Ad esempio, quando il repubblicano Donald Trump ha accusato senza prove la sua rivale democratica Kamala Harris di usare l’intelligenza artificiale per ritoccare una foto di una manifestazione politica per far sembrare più grande la folla.

Un’affermazione ampiamente contraddetta dalle foto e dai video dei giornalisti dell’AFP sul posto nonché dagli esperti intervistati dai giornalisti dell’AFP.

“Le persone stanno iniziando ad accettare l’ubiquità dell’intelligenza artificiale generativa”, afferma Joshua Tucker. “I politici lo sanno e quindi hanno la possibilità di provare a rinnegare le cose reali ed etichettarle come un risultato dell’intelligenza artificiale”.

“Distorcere la verità”

Negli ultimi mesi, i fact-checker dell’AFP hanno verificato diverse false affermazioni relative alle elezioni presidenziali americane.

Ad esempio, le dichiarazioni di Donald Trump e del suo vice JD Vance secondo cui, nell’Ohio (nord), i migranti haitiani mangiavano cani o gatti. O anche quelle di Kamala Harris che affermava che l’ex presidente repubblicano aveva lasciato ai democratici “il peggior tasso di occupazione dai tempi della Grande Depressione”.

Nel sondaggio Axios, otto elettori su 10 hanno espresso preoccupazione per l’impatto della disinformazione sull’esito delle elezioni presidenziali e più della metà ha affermato di essere disinteressata alla politica perché “non sanno come dire ciò che è vero”.

Gli elettori repubblicani sono preoccupati per questo problema quasi quanto i democratici e gli indipendenti.

Ma secondo gli esperti, i politici raramente affrontano ripercussioni legali, grazie in parte alla libertà di espressione protetta dalla Costituzione degli Stati Uniti e alle numerose sentenze dei tribunali.

Sui social network la moderazione è diventata uno strumento per combattere la disinformazione. Ma è anche oggetto di critiche da parte dei conservatori, che la descrivono come censura.

“Ad ogni ciclo elettorale abbiamo la stessa preoccupazione: i candidati dicono la verità? », spiega all’AFP Roy Gutterman, professore alla Syracuse University.

“A parte il fatto di non essere eletti”, aggiunge, “non ci sono conseguenze reali per i candidati che distorcono la verità, sia mentendo sui propri risultati sia criticando infondatamente gli avversari.

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