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Gli alleati di Hezbollah in Occidente sono nemici dell’Occidente

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L’eliminazione di Hassan Nasrallah da parte di Israele avrebbe potuto essere trattata politicamente come una vittoria contro l’islamismo terrorista – proprio come è stata ricevuta la notizia dell’eliminazione di Bin Laden.

L’uomo, considerato sicuramente un leader carismatico, era a capo di un movimento terroristico, Hezbollah, che tiene in ostaggio da tempo il Libano. Sognava di distruggere Israele e di servire il regime islamico rivoluzionario di Teheran.

Allo stesso modo, lo sciopero lanciato qualche giorno prima contro i quadri di questo movimento (il famoso attacco tramite i cercapersone) avrebbe potuto essere accolto con uno spirito simile.

Non era proprio così.

Nel complesso, i governi occidentali riconoscono ancora il diritto di Israele a difendersi, anche se lo invitano alla cautela – il che è ovvio quando si parla di una regione così infiammabile, da cui il mondo potrebbe bruciare. , ma immaginiamo che anche gli israeliani considerino più prudente combattere i loro nemici piuttosto che lasciarsi attaccare.

Ma riteniamo che questa cautela sia anche la maschera della paura. E una paura legata non a quanto accade in Medio Oriente, ma a quanto accade all’interno dei loro stessi confini, dove si sono insediate da circa quarant’anni molte comunità musulmane, che si sentono più appartenenti al mondo. islamici che nella nazione ospitante, anche se sono stabiliti lì da diverse generazioni.

Mettiamola in un altro modo: le comunità musulmane spesso si sentono musulmane prima ancora di sentirsi francesi, inglesi, scozzesi e così via. La causa palestinese, nella sua formulazione più estrema, spesso funge da modello.

Andiamo oltre: queste comunità spesso sentono di appartenere alla civiltà islamica, se mi si permette questa formula, più che alla civiltà occidentale, alla quale spesso si avvicinano come conquistatrici, per usare la formula di Sonia Mabrouk, che ha uno sguardo molto lucido a questa domanda (ovviamente sto generalizzando, perché alcuni di loro evidentemente si sono integrati con successo nel mondo occidentale).

Pensiamo a Londra, Bruxelles, Seine-Saint-Denis o ad alcune zone del Michigan di cui si parla molto in questi giorni: nelle nostre società si sono formate quelle che devono essere chiamate enclavi straniere, vissute anche come teste di ponte dell’islamismo che si Day intende soggiogare l’Occidente. Ed è qui che incontriamo la questione Hezbollah.

Ciò solleva il problema più ampio delle diaspore in Occidente, che sono guidate o spesso manipolate dai loro Stati di origine.

Coloro che oggi piangono l’eliminato leader di Hezbollah ammettono di fronte a noi, senza nemmeno rendersene conto, a meno che non ne abbiano piena consapevolezza, di considerarsi nemici dell’Occidente. Si riconoscono in una visione ostile del nostro mondo. Per lo meno, non condividono il suo destino.

Ovviamente trovano sostegno nelle nostre società che si sono convertite al software islamico-sinistra, come vediamo in Europa occidentale. In particolare, abbiamo visto una parte della stampa francese ancora ipnotizzata dal terzomondismo elogiarlo, quasi adottando il vocabolario martirologico islamista. Non dimenticheremo nemmeno il movimento che si dichiara “decoloniale” e che, di fatto, intende imporre una forma di controcolonizzazione al mondo occidentale.

L’islamismo penetra nei nostri paesi tanto più facilmente perché lì ha degli alleati – che sono spesso utili idioti che venerano il multiculturalismo e non capiscono che l’islamismo lo sfrutta, come ha ottenuto facendo della lotta contro un’immaginaria islamofobia una missione del governo in Canada. Se mai l’islamismo vincesse, loro sarebbero le prime vittime.

Attualmente in Europa si teme manifestazioni per celebrare il 7 ottobre. Ciò ci costringe a constatare che l’immigrazione massiccia non ha solo insediato nelle nostre società individui, ma una o più civiltà che hanno nei nostri confronti un rapporto di ostilità revanscista, che non è sul punto di instaurarsi. di dissolversi.

Vedremo la conferma che stiamo vivendo lo scontro di civiltà all’interno dei nostri confini.